giovedì, ottobre 29, 2015

Basta che mi vuoi


Tu lo sai, tu lo sai, sì
che non hai, che non hai mai
fatto niente per amore.
Tu non sei ciò che vuoi, no
tu non sei né sarai mai
quello che tu vuoi sembrare!

Ma come vedi sono vivo,
non m'hai voluto eppure vivo,
anche se non posso più guardare nei tuoi occhi
senza dirti mille volte
t'amo come sei, basta che mi vuoi
t'amo come sei, basta che mi vuoi
per sempre vicino a te...

Tu non sei ciò che vuoi, no
tu non sei né sarai mai
quello che tu vuoi sembrare...

Ma come vedi sono vivo,
non m'hai voluto eppure vivo,
anche se non posso più guardare nei tuoi occhi
senza dirti mille volte
t'amo come sei, basta che mi vuoi,
t'amo come sei, basta che mi vuoi
per sempre vicino a te...

T'amo come sei, basta che mi vuoi,
t'amo come sei, basta che mi vuoi
per sempre vicino a te...
Tu lo sai! T'amo, t'amo!
Tu lo sai! T'amo, t'amo!
Tu lo sai! Tu lo sai!

martedì, ottobre 27, 2015

My sun

Allunga la tua mano e parlami con sconfinato amore.
Stringimi il cuore fino a soffocarlo e rimani in silenzio,
guardami spegnere e sii impietoso nel farlo,
affinché io possa finalmente riempire questa immensa distanza.
Sii truce come la verità e insostenibile come la menzogna.
Sii bello come il sole e libero come l'aria.
Sii santo e peccatore e infine
spiegami che cazzo sta succedendo.

 
 
In the warm sun
In the arms of the devil
I’ve paid my debts
There's a promise here to settle

I feel your sorrow, I feel your pain
Behind the darkest clouds the sun always shines again
I feel your sorrow, I feel your pain
Behind the darkest clouds the sun always shines again
My sun

I want more
It’s more than you can imagine
It’s no way to leave
It’s always’s bound to happen
I’ll never get old
Not older than you
I’m a sinner, I’m a saint
I’m nothing without you

I feel your sorrow, I feel your pain
Behind the darkest clouds the sun always shines again
I feel your sorrow, I feel your pain
Behind the darkest clouds the sun always shines again
My sun

That’s the glory
Deep in my soul
Inside screaming the devil’s taking hold
Through the sound of a passing train
I hear you calling, calling out my name
Calling out my name

venerdì, ottobre 23, 2015

Angels & Ghosts

"Il 23 ottobre Dave Gahan, inimitabile voce dei Depeche Mode nonché artista che ha raggiunto il traguardo del multiplatino, pubblicherà un nuovo album insieme ai Soulsavers. Questo secondo disco, nato dal loro sodalizio, si intitola “Angels & Ghosts” ed è il seguito dell’acclamato “The Light the Dead See del 2012, pubblicato da Columbia Records che uscirà in contemporanea mondiale in CD, vinile ed in digitale il 23 ottobre 2015. Questo lavoro discografico assolutamente irresistibile conterrà nove brani inediti, tutti scritti da Dave Gahan & Soulsavers."

Bestia, bentornato.


Sing your song, sing out for me.
Give it everything you've got,
just one more time for me
move in from the dark.

I'm all of this and nothing
I'm the dirt beneath your feet
I'm the sound that rises while you're sleeping
I'm all you need.

River's wide, too wide to see
There's a storm outside my window moving close to me.
Move in from the dark.

I'm all of this and nothing
I'm the dirt beneath your feet
I'm the sun that rises while you're sleeping
I'm all you need.

Black water high, too high to breathe,
there's a ghost outside my window haunting me.

Move in from the dark.
Move in from the dark.

I'm all of this and nothing
I'm the dirt beneath your feet
I'm the sun that rises while you're sleeping
I'm all you need.
I'm all of this and nothing
I'm the dirt beneath your feet
I'm the sun that rises while you're sleeping
I'm all you need.

Move in from the dark.
Move in from the dark.
Move in from the dark.

sabato, ottobre 17, 2015

Mela

Perchè l'armonia in due è tutta un'altra cosa,
anche se da solo suoni già abbastanza bene.

 
Ma sai che bello passeggiare ai muri
a novembre alle sei di sera
nei tuoi occhi è primavera
i tuoi capelli san di mela.
Canottieri in canottiera
avranno freddo ma chi se ne frega
ma che pensiero è
camminiamo che qui si gela.

Fai di me ciò che vuoi
tanto io resto
dell'idea che non avrei modo di star peggio.

Anche se l'acqua sull'asfalto fa rumore
tu suoni piano piano
capisco molto bene il tuo problema
la partita iva non va aperta.
Massaggi quella sigaretta da mezz ora
è spenta ma un silenzio la consuma
la dea del fumo è tutta mia
la dea del fumo è tutta mia.

Fai di me ciò che vuoi
tanto io resto
dell'idea che non avrei modo di star peggio.

Fai di me ciò che vuoi
tanto io resto
dell'idea che non avrei modo di star peggio,
ma chiamami come vuoi
anche Roberto
basta che il mio nome faccia rima con concerto.

giovedì, ottobre 15, 2015

Il terzo tempo

Chiedo consigli che molto spesso non ascolto. Perché lo faccio?
Per valutare tutto ciò che posso prima di prendere una decisione o solo per cercare di farmi convincere a non fare qualcosa. Per avere l'opinione degli altri perché per me conta, ma forse non quanto credo, per avere una visione d'insieme e farmi suggerire alternative che io non vedo.
Solitamente lo faccio quando nemmeno io sono così convinta nel voler andare fino in fondo, quando la mia scelta non è così ovvia o così facile da prendere, quando ci sono dei margini di rischio da considerare o quando non so effettivamente cosa voglio o cosa è giusto per me.
Lo faccio quando voglio che qualcuno mi fermi anche a costo di legarmi o mi motivi convincendomi che posso fare tutto quello che voglio.
La verità è che comunque faccio sempre di testa mia e anche se ogni tanto potevo risparmiarmelo, non mi sono mai pentita di nessuna delle scelte che ho fatto. Nemmeno di quelle completamente insensate e autolesioniste.

Ho deciso di affrontare la mia paura di farmi male, per adesso solo fisicamente. Mia madre avrebbe pagato affinché mi iscrivessi ad un corso di yoga: "ti farà bene, almeno impari a rilassarti!", mi aveva detto e io già immaginavo la noia mortale nell'andare in un posto, dover stare ferma immobile e in silenzio per interi, interminabili minuti e sperare di sentirmi un tutt'uno con l'universo. Forse mi avrebbe fatto bene, ma non lo sapremo per adesso.
Così ho deciso di iniziare a giocare a rugby, nonostante nessuno fosse entusiasta della mia scelta. "Sai che ti farai male?", "la gente corre verso di te e ti butta a terra", "ti massacreranno", "hai presente che sport sia, almeno?".
Al primo allenamento ho preso una gomitata nel naso, ho ancora un po' di livido. E una tacchettata sotto il mento di striscio, per gradire.
Al secondo ho giocato una partita amichevole e ho preso una botta alle costole. Credevo di piangere dal dolore, ma ho ripreso a correre e in cinque minuti era solo un ricordo. Poi mi sono salite su un piede e ho sentito i tacchetti infilzarsi nelle ossa delle dita del piede destro. Tempo di recupero: tre minuti. E' vero, il contatto c'è, è innegabile, ma decidere di giocare è stata una delle scelte migliori che ho preso nell'ultimo anno.
Ho preso qualche botta, è vero, ma in compenso sono davvero felice: mi sento a casa e sono tremendamente motivata. Le bimbe dicono che sono anche brava!, ma secondo me mentono per non farmi abbattere. Non importa più la pioggia perché noi giochiamo lo stesso. Non sento il freddo e la tristezza perché sono lì, seduta sull'erbetta, in cerchio con tutte le altre ragazze che mi hanno fatto subito sentire una di loro; Danilo è in piedi, ci parla come un padre e come tale ci rimprovera se necessario, ci motiva tantissimo e ci rende una cosa sola.
Dieci anni dopo mi ricordo che cosa meravigliosa sia avere un allenatore che crede in te.

Armata di scotch per coprire tutti i miei piercing, mi sento forte.
Perché il rugby non è una questione di stazza, è solo una questione di carattere e di forza. La tua squadra è la tua forza ed è tutta dietro di te, pronta a difenderti.
La cosa più dura del rugby? I ritmi da tenere durante il terzo tempo!
Troppe birre, troppo cibo, troppi uomini!

martedì, ottobre 13, 2015

Stay with me

 Guess it's true, I'm not good at a one-night stand
But I still need love 'cause I'm just a man
These nights never seem to go to plan
I don't want you to leave, will you hold my hand?

Oh, won't you stay with me?
'Cause you're all I need
This ain't love, it's clear to see
But darling, stay with me

Why am I so emotional?
No, it's not a good look, gain some self-control
And deep down I know this never works
But you can lay with me so it doesn't hurt

***

Per descrivere quello che sto provando adesso non servono molte parole, soprattutto quando quelle poche necessarie suonano così vere, eppure banali. Non è la musica, non è il testo, ma è tutto il suo complesso.
"Stay with me" è una canzone di Sam Smith, che io non conosco ma poco importa. Leggete il testo e ascoltate la versione di Angus & Julia Stone, Live from Spotify Berlin e ditemi se non vi si accappona un po' la pelle.

Fa ancora tutto un po' schifo senza di te perché "this ain't love, it's clear to see" ma passerà, come passano tutte le cose.

sabato, ottobre 10, 2015

A new passion


Mi farò male, tanto male, ma ne varrà sicuramente la pena.
Prenderò un sacco di botte, come nella vita,
ma dopo farà sempre meno male.
L'importante è non avere paura. Mai.
E io non ho paura.

mercoledì, ottobre 07, 2015

Ubriachi: istruzione per l'uso

Questo post doveva essere scritto quasi in contemporanea con l'apertura del blog, quando conobbi Jack e niente fu più lo stesso.
Era novembre, mi sembra, e lui si laureò. Alla sua festa bevve l'inverosimile ma non ricordo quanto, sicuramente però mi ricordo di un'intera bottiglia di JB scolata alla goccia.
Ero tremendamente preoccupata anche se c'erano i suoi amici, noi non stavamo neppure ancora insieme ma mi sentivo comunque legata a lui e decisi di prendermene cura.
Ci fu anche un "ti amo" quella sera. Che delirio. Mandai anche a fanculo una tipa che gli moriva dietro perché voleva dargli un succo di frutta "perché ci sono le vitamine!". Bah.
Così nacque l'idea di questo post, in cui tutti mi dissero che dovevo scrivere come si doveva trattare un ubriaco in modo tale che ne avrebbero appreso l'arte. Era la fine del duemilaundici ed io ho lasciato morire sotto una pila di altri appunti le idee per questo post.
Ho ritrovato la bozza, adesso la sistemo e la pubblico. E' arrivato il momento, anche se è tardi.

***
Ubriachi: istruzioni per l'uso.
Ci sono delle cose che non bisogna mai dire ad un ubriaco. Fate finta che un ubriaco sia il Fight Club e capirete subito.

#1: Mai dire ad un ubriaco "sei ubriaco".
#2: Mai imporre il proprio aiuto ad un ubriaco ma far sembrare tutto una sua idea.
#3: Mai smettere di guardare a vista un ubriaco, soprattutto se molesto o moribondo.
#4: Mai dire ad un ubriaco "sei ubriaco".


Come gestire un ubriaco in poche semplici mosse.

Partiamo dalla consapevolezza che come in tutte le cose, ci sono ubriachi e ubriachi.
Ci sono quelli molesti a cui forse basta un cazzotto in viso per stordirlo, un po' di sonno ristoratore e il gioco è fatto.
Ci sono quelli che hanno davvero esagerato e sono vicini al coma etilico, ecco questi sono problematici e senza saper né leggere né scrivere, io chiamerei un'ambulanza.
Ci sono quelli che non hanno retto allo schifo della vita e hanno vomitato anche l'anima.

In linea di massima, far vomitare un ubriaco è spesso una buona idea.
Se sta male di stomaco, se è troppo vicino al coma etilico, se vuole riprendersi al più presto, sì, fatelo vomitare. Ovviamente, a seconda della situazione è possibile evitare di farlo vomitare, molto dipende dalla reattività e dalla quantità di alcool ingerito.

Per farlo vomitare potete dargli: caffè e sale, caffè e limone, o ancora meglio l'artistica combo caffè sale e limone. Altro che tequila.
Se non ci riuscite a farlo vomitare così, due dita in gola e passa la paura. Se riuscite ad usare le sue, è meglio. Per voi, chiaramente. Tenete in considerazione che vomitare non esclude il coma etilico, sicuramente però ne riduce le possibilità.

Dopo aver vomitato, lo stomaco è terribilmente contrito e sotto pressione.
Non bisogna quindi: dargli da mangiare, perché è ancora troppo debole ed affaticato; dargli eccitanti di nessun tipo, soprattutto non dategli del caffè perché gli sfonda lo stomaco già esanime. L'unica cosa che bisogna dargli è dell'acqua, a piccoli, piccoli sorsi. Se proprio ce l'avete disponibile, un pezzo di pane morbido non più grande di due dita.

Se non si è in una situazione critica per cui avete deciso che indurlo al vomito non è necessario, allora non obbligatelo a vomitare: lo farà da solo più in là.
A questo punto dovete prendervi cura di lui e tenerlo sveglio quanto più possibile. Deve essere reattivo, deve rispondere agli stimoli. Sciacquategli la faccia con acqua fresca ma non gelida, parlategli e fate in modo che vi risponda; fatelo camminare se ci riesce, magari con un vostro supporto e in bocca al lupo!

lunedì, ottobre 05, 2015

Tema: Western


Cinque anni fa.
È bello rivedersi con lo stesso sguardo,
con in mano una pistola che possiedo ancora
e un abbigliamento che posso ancora riproporre.
La nostra sede, un'altra epoca, un'altra identica me.
Manca l'amore di una persona a cui piacevo da impazzire,
per cui ero tutto il suo mondo
e che per me ha fatto anche l'impossibile.
Manca l'amore di una famiglia con cui sono cresciuta,
con cui ho pianto, riso e urlato,
che mi ha fatto conoscere uno degli amici più cari che ho.
Mancano l'unione, la forza di un ideale, la libertà e la spensieratezza.
Mancano i miei vent'anni, ma il resto è bello così com'è.
Grazie di tutto, a tutti voi.

venerdì, ottobre 02, 2015

Trenta settembre

Vorrei riuscire ad indirizzare la mia vita affinché s'incammini per una strada stabile e tranquilla, indicargliela sorridendo e dirle: "seguimi, è di qui che si torna a casa", lontana dai pericoli, dalle disperazioni per cose senza importanza. Vorrei avere l'occhio clinico per poterle riconoscere le cose che ne hanno di importanza; saper discernere il sano dall'insano per potermi tutelare dall'ingiustificato dolore che spesso mi arreco. Vorrei non dover più celebrare altre sbagliate investiture a cavaliere, ricoprendo le persone sbagliate di amore e aspettative più grandi di me, aspettative necessarie a soddisfare una necessità di complicità e sintonia che va oltre i confini dell'umana immaginazione.

"Scrivi con parole ricercate", mi è stato riferito.
"Non hai letto abbastanza nella tua vita", avrei voluto risponderle.

***

Investiamo tante energie nel trentuno dicembre. Tu sei il mio trentuno dicembre.
Capodanno, anno nuovo vita nuova e poi non è un cazzo vero. Mentiamo a noi stessi sapendo di mentirci e lo facciamo ogni anno, ogni santo anno. E così ogni trentuno dicembre tentiamo di scaricare oltre la mezzanotte le insoddisfazioni accumulate nell'anno precedente; ogni trentuno dicembre diciamo a noi stessi "quest'anno vedrai, sarà un anno meraviglioso, andrà tutto bene" e poi non è un cazzo vero. Non è un cazzo vero niente ma ogni anno continuiamo a ripeterci "andrà tutto bene, vedrai". Andrà tutto bene.
Cerchiamo di concretizzare la speranza cantilenando queste tre parole a tutti gli altri intorno a noi: se siamo in grado di pronunciare qualcosa allora essa deve per forza esistere da qualche parte, essere vera e reale. Il problema è che non possiamo tirar fuori il sangue dai sassi e non possiamo realizzare qualcosa in cui noi nemmeno ci crediamo più: le nostre azioni ci tradiscono svelando l'inganno nelle sue precarie fondamenta. Non andrà tutto bene e lo sappiamo.
E' come sentirsi innamorati o dire di esserlo, per poi non essere in grado di dimostrarlo con qualcosa di duraturo e concreto, di materializzarlo imprimendolo nella realtà attuale delle cose, in quello che a me piace chiamare "attuale presente", qualcosa di tangibile che si possa afferrare sotto i polpastrelli, che si possa ricordare in imperitura memoria con la consapevolezza che magari restiamo pur sempre dei pazzi squilibrati ma no, questo non ce lo siamo inventato, è successo davvero, cristo.

Investiamo troppe energie nel trentuno dicembre. Anno nuovo vita nuova.
Arriva il primo gennaio, la mezzanotte e ci guardiamo intorno e tutto è come prima ma non importa, richiudiamo gli occhi perché al prossimo battito di ciglia il cambiamento avverrà.
E' un po' come innamorarsi della persona sbagliata. Ecco, le persone di cui mi innamoro follemente sono il mio trentuno dicembre e io ho la sindrome di capodanno: arriva il due gennaio, e poi arriva febbraio, e tutto fa schifo esattamente come i giorni passati ad illudermi che una data possa cambiare la mia sorte. Il problema e la soluzione sono entrambe dentro di me.
Siamo vittime di noi stessi, galene in piena tempesta con un ammutinamento in corso. Siamo un po' come Dylan Dog, vittime degli eventi. E io sono qui, vittima di me stessa ma al contempo una roccia e un valido capitano; e la mia caravella viaggia in acque limpide su rotte che io ho scelto e tracciato per me stessa ma a volte è vero, mi distraggo un po' e non guardo la bussola, incontro i pirati ma vinco la battaglia, lottando fino allo stremo per impedir loro di rubarmi ciò che è mio, perchè "finché avrò le forze non lascerò che entrino i ladri a rubarmi l’amore".

Sbagliamo la tempistica, la modalità d'azione e l'oggetto delle nostre adulazioni e poi ci lamentiamo che non funziona niente intorno a noi. Dovremmo smettere di stare dietro al trentuno dicembre e iniziare a rivalutare il trenta settembre: è lui la vera star, il re del cambiamento. Dopo di lui c'è il primo ottobre ed è tutto diverso; poi arriva il due che inizia ad imprimere forma e struttura ai nuovi eventi in corso, dimostrando con i fatti che le cose sono giorno dopo giorno diverse da ieri. Ottobre è il movimento, molte cose sono nuove e molte cose vecchie ci hanno lasciato dietro quella porta che si è chiusa con il concludersi di settembre.
Questo è il capodanno che porterà con sè tutti i cambiamenti tanto attesi ma nonostante ciò noi non saremo comunque contenti: avverrà tutto in modo improvviso e radicale, lasciandoci senza diritto di scelta; avverrà in modo non programmato, non richiesto e quindi non gradito, ma avverrà seguendo la rotta che gli stiamo imprimendo.

Adesso mi siedo e mi godo ottobre. Le lacrime e le delusioni del momento le sta portando via questo forte vento a cui voglio suggerire, sussurandoglielo in una foglia arancione e secca appena caduta, la traiettoria da imporre ai pensieri negativi affinché essi raggiungano nel minor tempo possibile il punto a me più distante. Tante cose sono cambiate, tante cose stanno cambiando.
Io sono il mio trenta settembre, il mio nuovo capodanno.