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"Ma cosa c'è?"
"Niente, caro. Niente."
"Andiamo Monica, sono quindici minuti che te ne stai seduta sul letto, con le gambe incrociate, a fissare il vuoto.", le disse avvicinandosi.
Si sedette accanto a lei, senza toccarla. Abbastanza vicino da sfiorarla, da farle sentire che era lì, senza starle addosso. Chiuse gli occhi per un secondo e si sporse con il naso per annusarle i capelli, che le scendevano bruni come la notte fuori, sulle spalle.
"E' per la storia di tua madre, vero? Ti sei ammutolita dopo che ti ho chiesto dei tuoi. Ti sei allontanata e ti sei seduta sul letto."
Lei mosse il labbro in segno di stizza ma abbassò gli occhi. Era quasi contenta di esser stata scoperta, sebbene non adorasse sentirsi così vulnerabile. In fondo lui, per lei, era solo un cliente. E basta. Lei era la bella prostituta, la sua preferita.
Gli piaceva tanto farle indossare quella maglietta delle Olimpiadi della Matematica, quando stanca e inebriata dal sesso si fermava a riposare sul suo letto. Lui gliene aveva comprate due, tutte per lei.
Gli incontri si stavano facendo più assidui e una maglietta non bastava più.
Adorava vederla con indosso solo quello, i seni liberi sotto il tessuto e il culo che le si scopriva appena quando si alzava. Amava vederla vestita così, la faceva sentire sua. Era l'unica cosa, che la faceva davvero sentire sua.
Possederla non gli bastava più. Lui l'amava, ma quell'amore per lei non era niente di diverso da quello che sperimentava ogni giorno, con tutti gli altri.
Vederla immersa nell'unica cosa bella della sua vita, oltre lei stessa, era per lui fonte di enorme appagamento.
Monica, lui e la matematica. Quanto avrebbe voluto che non se ne andasse mai, che non si alzasse più da quel letto, che restasse seminuda in tutto il suo abbagliante splendore.
Monica, dopo aver fatto l'amore, è sempre tremendamente più bella di quando varca la soglia di casa sua, ad inizio serata.
Entra truccata, poco, vestita in modo sexy ma mai volgare. Tacco dodici e falcata sicura, gli dà un bacio e si dirige verso la camera, si siede sul letto e accavalla le gambe. Tutte le volte, come una routine, come se tornasse da lavoro e si recasse nell'antro sicuro che la ripara dal peso della vita.
Dopo aver fatto l'amore è sempre più bella di quando arriva.
I capelli arruffatti e gli occhi rilassati, il trucco intatto, il sorriso soddisfatto ma poco marcato sul suo viso, il senso di benessere.
E' un po' come guardare il viso di una madonna bruna e riccia e sentirne la beatitudine, in realtà meno casta di quanto si possa pensare.
Era bella Monica, quella sera: bella ma corrucciata. Bella come tutte le sere in cui si offriva. Bella come se fosse eterna, un po' come la matematica.
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