lunedì, luglio 08, 2013

Lo scollo a barca


Gli incontri si stavano facendo più assidui e una maglietta non bastava più. Adorava vederla con indosso solo quello, i seni liberi sotto il tessuto e il culo che le si scopriva appena quando si alzava. Amava vederla vestita così, la faceva sentire sua. Era l'unica cosa, che la faceva davvero sentire sua.
Entrava dalla finestra, facendosi spazio fra il legno delle persiane, il primo raggio di sole di luglio. Caldo e raggiante, si posava sulle sue labbra e le illuminavano: sembravano vellulate di ciliegie, così succose e rosse.
Monica dormiva ancora e alle prime luci dell'alba, in penombra, era più bella che mai.

Costava ad ore, Monica, ed ogni minuto passato in sua compagnia era prezioso ed irripetibile, così puro e candido da sembrare falso.
Appena lei si addormentò, egli corse in cucina a prepararsi mille caffè, per poterla guardare dormire tutta la notte: piccola, bruna e delicata come una creatura fatata del Nord.
Respirava lentamente e non faceva rumore; sembrava quasi sorridere, mentre dormiva. Leggera e delicata, spensierata anche durante il sonno.

Si fece mattina e suonò la sveglia. Trasalì, erano le nove: l'ora di andare via.
Monica si svegliò, si diresse verso il bagno e si vestì; in cinque minuti era già pronta per lasciarlo.

Gli disse: "Caro, avrei bisogno che tu mi lasciassi dei soldi. Carina, la maglietta che mi hai regalato, ma è un po' asfissiante. E' fin troppo accollata ed io soffoco dormendo con una roba del genere. Vorrei comprarmi qualcosa di aperto"."Va bene, Monica, capisco perfettamente. Cosa ne dici se provvedo io a procurarti ciò che desideri?".
Lo guardò un po' sdubbiata ma accettò, lo baciò sulla fronte e andò via.


Cosa è in grado di fare un uomo per amore? Tutto.

Non credo davvero che ci sia qualcosa che non sia disposto a fare, niente che con un po' di impegno sincero non sia in grado di fare.

Un uomo per amore scalerebbe montagne a mani nude, superando la paura delle vertigini, quella di cadere e di sentirsi piccolo confrontato con il mondo.
Si tufferebbe in acque pericolose pur di non deludere la sua bella.
Credo che imparerebbe perfino a cucire, per amore.


E' quello che fece: si armò di gesso bianco, cotone per imbastitura, cotone in tinta con la maglia e un paio di forbici.
Monica era deliziosa con indosso solo quella maglietta, nessun altro indumento la rendeva bella a quel modo. Per lei, lui voleva il meglio.
Decise quindi di affiancare i desideri di entrambi, come due cuori e una capanna, per aumentare in lui l'illusione che tutto fosse reale.
Telefonò a lavoro, si prese un giorno di malattia e si mise all'opera.

Costruire uno scollo ad una maglia, non era di per sé complicato. Il lavoro più ostico consisteva nel poterci cucire un bordo, in modo da non scucire il tessuto. L'altra difficoltà consisteva nel creare un bello scollo, equivalente in quarti, pari davanti e dietro, in modo simmetrico.
Guardò tutorial su internet, si armò di precisione e gessetto e tirò la linea guida.
Entro sera, faticosamente, ebbe finito.
Monica bussò alla porta: appuntamento extra, prenotato per poterle regalare il nuovo indumento e vedere come le stava.
Il suo tacco dodici varcò la stanza e deciso si diresse verso la camera.

Quella notte non durò molto, giusto il tempo di amarsi.
Lui le porse la maglietta e le sorrise. Lei alzò il sopracciglio e scosse la testa.
"Fidati", le disse sempre sorridendo.
Monica prese la maglia e la aprì. Era deliziosa, con un armonioso scollo a barca e delle imperfette cuciture stile Frankenstein.
Ricambiò il suo sorriso e gli diede un dolce bacio sul naso.
"Per te niente è impossibile", gli disse.

"Farmi amare da te, sì", pensò.

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domenica, giugno 16, 2013

Un'altra maglietta

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"Ma cosa c'è?"
"Niente, caro. Niente."
"Andiamo Monica, sono quindici minuti che te ne stai seduta sul letto, con le gambe incrociate, a fissare il vuoto.", le disse avvicinandosi.
Si sedette accanto a lei, senza toccarla. Abbastanza vicino da sfiorarla, da farle sentire che era lì, senza starle addosso. Chiuse gli occhi per un secondo e si sporse con il naso per annusarle i capelli, che le scendevano bruni come la notte fuori, sulle spalle.
"E' per la storia di tua madre, vero? Ti sei ammutolita dopo che ti ho chiesto dei tuoi. Ti sei allontanata e ti sei seduta sul letto."
Lei mosse il labbro in segno di stizza ma abbassò gli occhi. Era quasi contenta di esser stata scoperta, sebbene non adorasse sentirsi così vulnerabile. In fondo lui, per lei, era solo un cliente. E basta. Lei era la bella prostituta, la sua preferita.
Gli piaceva tanto farle indossare quella maglietta delle Olimpiadi della Matematica, quando stanca e inebriata dal sesso si fermava a riposare sul suo letto. Lui gliene aveva comprate due, tutte per lei.
Gli incontri si stavano facendo più assidui e una maglietta non bastava più.
Adorava vederla con indosso solo quello, i seni liberi sotto il tessuto e il culo che le si scopriva appena quando si alzava. Amava vederla vestita così, la faceva sentire sua. Era l'unica cosa, che la faceva davvero sentire sua.
Possederla non gli bastava più. Lui l'amava, ma quell'amore per lei non era niente di diverso da quello che sperimentava ogni giorno, con tutti gli altri.
Vederla immersa nell'unica cosa bella della sua vita, oltre lei stessa, era per lui fonte di enorme appagamento.
Monica, lui e la matematica. Quanto avrebbe voluto che non se ne andasse mai, che non si alzasse più da quel letto, che restasse seminuda in tutto il suo abbagliante splendore.
Monica, dopo aver fatto l'amore, è sempre tremendamente più bella di quando varca la soglia di casa sua, ad inizio serata.
Entra truccata, poco, vestita in modo sexy ma mai volgare. Tacco dodici e falcata sicura, gli dà un bacio e si dirige verso la camera, si siede sul letto e accavalla le gambe. Tutte le volte, come una routine, come se tornasse da lavoro e si recasse nell'antro sicuro che la ripara dal peso della vita.
Dopo aver fatto l'amore è sempre più bella di quando arriva.
I capelli arruffatti e gli occhi rilassati, il trucco intatto, il sorriso soddisfatto ma poco marcato sul suo viso, il senso di benessere.
E' un po' come guardare il viso di una madonna bruna e riccia e sentirne la beatitudine, in realtà meno casta di quanto si possa pensare.
Era bella Monica, quella sera: bella ma corrucciata. Bella come tutte le sere in cui si offriva. Bella come se fosse eterna, un po' come la matematica.

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lunedì, maggio 27, 2013

Annuncio che ho le tette!

Sono cresciuta! Grazie al potere della chimica ho le tette più grandi!
Cioè, non vi immaginate che io adesso porti una terza, una quarta o chissàche.
Riempio una seconda, piena, e tutto ciò mi soddisfa.

L'unico inconveniente, adesso, anche prima in verità, è non essere modellatamente piatta a sufficienza da poter competere con i corpi da modella delle tue ex.

Quanto disagio. Scriviamo la tesi, va'.

giovedì, maggio 23, 2013

Sono un cartone animato e mi arrabbio come tale: !!!*#@*?!#@ç!!!

Ci sono delle volte in cui essere donna è davvero faticoso.
Non mi riferisco a quelle giornate in cui hai il ciclo e perdi una quantità di sangue per cui ti chiedi come tu possa reggerti ancora in piedi. Non mi riferisco nemmeno a quei momenti in cui sei palesemente un cesso trascurato e il tuo ragazzo ti dice che sei bellissima; nemmeno a quelli in cui sei palesemente uno schianto ma lui non lo nota.
Sì può tutto tollerare, fin qui.
Non mi riferisco nemmeno a quando devi depilarti ma non ne hai voglia, a quanto tempo devi perdere davanti allo specchio per essere socialmente accettabile.

Essere donna è davvero faticoso in momenti molto meno banali di quelli che si possa pensare. E' faticoso quando ti guardi allo specchio, sempre: che tu abbia solo 50kg addosso o 70, ti senti sempre "nu sacc e munnizz, babà".
Guardi la tua cellulite e le foto ipermegasuperlucide e patinate delle bellissime donne della pubblicità o della televisione. Guardi le tue piccole cicatrici in faccia, i brufoletti e poi ancora quelle pagine.
Così mandi al diavolo tutto, non ti guardi allo specchio, prendi la sciarpa e la giacca ed esci.
Ed era meglio se stavi a casa: le donne ipermegaperfette sono anche intorno a te! Evviva!
La loro pelle uniforme, frutto della costanza nell'immergere la faccia nel più costoso fondotinta; i loro occhi grandi, definiti da mascara, ombretto, eyeliner e mille segate che non sai nemmeno usare; mani curate, dita lunghe e affusolate che vorresti prenderle in prestito per potercele sgozzare.

Infine rassegnarsi all'idea che il tuo ragazzo scopava di più con la sua onnipresente (almeno nella tua testa, dice lui, e noi gli crediamo) ex che con te, mentre tu, povera pulce sciatta, sei sotto tesi.

Andatevene affanculo.

venerdì, maggio 17, 2013

La bile preventiva

Va bene, lo ammetto, capisco la vostra preoccupazione: mi rendo conto che la quasi totalità delle cose che scrivo sono spruzzi di acido muriatico qua e là intorno alle persone.

Tutti poi mi chiedete: "Bi, ma c'è qualcosa che non va? Come mai questo spruzzo di veleno?".
Spesso quando scrivo cose forti come un pugno nell'intestino, è solo per il mero gusto di sfogarmi, che è il motivo per cui questo blog è ancora qui.
Ci sono volte in cui però mi guardo intorno e non posso affermare "c'è qualcosa che non va", mentirei, e tutto ciò che esce fuori in quel momento è solo bile, a questo punto penso che sia solo "bile preventiva". Sai, per non arrivare ad avere sovraccarichi finali in cui, per puro spirito di autodistruzione, decidi di mandare a puttane tutto.

In questo momento non c'è niente che non va. Sicuramente se ci fossi tu, sarebbe più divertente.