lunedì, settembre 29, 2014

La birra degli intenditori

Vorrei amarti mille volte, e mille volte ancora, e ancora.
Vorrei distendermi con te sul tavolo, poi vorrei averti alla finestra affinché tutti possano vedere come siamo belli quando siamo insieme. Il tuo sorriso diventa il mio nei momenti in cui tutto non è più lo stesso, di nuovo; la tua tranquillità raggiunge i miei nervi e li distende mentre affoghiamo in un mare di conti da risolvere per rimettere ogni cosa al suo posto.
Tutto è tornato lì, al posto giusto, dopo aver subaffittato tutte le camere delle nostre case; tutto si trova dove è sempre dovuto stare. Io sono con te, e il mondo ricorda il Mar Morto, placido e fermo, quando ho la testa sulla tua spalla.
Vorrei averti qui, su questo letto, giaciglio di notti insonni e pensieri sconnessi, paure e pensieri tristi.
Vorrei scacciar via con un profondo orgasmo quello che solo tu sei in grado di farmi accettare.
Vorrei saltarti al collo quando alzi l'angolo della bocca, baciarti fino a non avere più fiato, fino a non avere più vestiti, fino a non avere più pensieri.
Voglio amarti mille volte, e mille volte ancora, e voglio prendermi tutto il tempo necessario per convincermi che tutto ciò che voglio, posso davvero ottenerlo.


Vorrei amarti sulle note di questa canzone e renderla infinita. Vorrei gemere, tirare indietro la testa e perdere la concezione corporea di me stessa, ritornare da te e guardarti negli occhi con in mente solo "I wanna be yours". Non c'è più posto per le coperte, per la paura di non essere all'altezza e per la paura di non piacerti abbastanza. Non c'è più posto per niente, se non per noi. C'è solo un'infinita serata di sesso, per persone come noi che non annacquano le birre.

Il mio letto sembra quello di qualcun'altra

Pisa, e non riesco più a dormire. 

Secrets I have held in my heart
Are harder to hide than I thought
Maybe I just wanna be yours
I wanna be yours, I wanna be yours
Wanna be yours, wanna be yours, wanna be yours.


sabato, settembre 27, 2014

Arriverci, Londra

Londra è una città che dà tanto e proprio per questo ti porta via tanto.
Ho rinunciato a lei due volte, per due ragazzi diversi.
La prima volta è stata per un ragazzo quando ero in quinta superiore. Avevo vinto quindici giorni gratis, viaggio e tutto il resto pagato, perché risultavo vincitrice di non mi ricordo cosa per via del livello del Trinity conseguito nel duemilacinque. Il mio ragazzo non voleva che andassi perché in viaggio con me ci sarebbe stato un altro tipo che ha creato non pochi problemi alla mia fragile adolescenza. Sono stata stupida e pur di non litigare con lui, di non essere lasciata dal ragazzo che amavo, ho rinunciato. La mia professoressa di inglese mi ha odiato fino allo sfinimento, anche se come motivazione avevo portato che era per via dell'imminente esame di stato che non me la sentivo di partire. Londra se n'è ricordata.
La seconda volta è stata per via del mio ex, che come regalo di laurea aveva suggerito ad un altro mio ex con cui sono ancora amica (per fortuna), una data per un viaggio per due persone a Londra in un periodo in cui successivamente si è scoperto che non avrebbe potuto seguirmi. Ero arrabbiata, frustrata, decisi di non partire. Londra se n'è ricordata.
Adesso che ho deciso di riprendermi la mia rivincita, Londra me l'ha fatta pagare ma mi ha regalato una cosa dall'immenso valore. Avevo scritto di un tipo, che mi aveva rubato la ragione e la memoria. Non erano parole tirate a caso. Con lui c'è stato qualcosa che io non ho mai ricordato, forse perché per me è stato troppo traumatico. Qualcosa che ho rimosso dalla memoria letteralmente, come quando ti sbronzi talmente tanto che il giorno dopo non ricordi assolutamente nulla della sera prima. Mi sono ripresa quello che era mia e dopo dieci anni ho deciso di chamarlo per sapere la verità. Adesso che non ho più un grosso pensiero che mi ha sempre tormentato, mi sento padrona della mia vita, completamente.
Ha voluto essere ripagata del favore, ha voluto vendicarsi dei troppi "no" che le ho detto e si è presa una delle cose più care che mi appartenevano. Nonostante stia soffrendo troppo per la perdita, probabilmente fra un po' di tempo riconoscerò che è stato uno scontro ad armi pari, un'intesa cannibale e un reciproco scambio di favori. La Scozia è ancora parte dell'Union Jack, ma né Jack, né il maglione scozzese fanno più parte della mia vita.
Il mio ex sta con un'altra, devo avere quella porco *** di tesi, ho perso l'abbraccio di lana scozzese di mio padre, ho il ciclo, devo studiare per fare due esami entro dicembre. Non esiste momento migliore per cominciare di nuovo tutto da capo, come in quel lontano duemilasei in cui scelsi me a te.
Torno in Italia, purtroppo, ma tornerò da te, mio unico vero amore, ancora, e stavolta non ti abbandonerò più, né ti preferirò a nessun altro. Sarà un dare e avere senza più né morti né feriti.

venerdì, settembre 26, 2014

Bristol - Londra

Bristol, dunque, cosa posso dire su Bristol. Mah, non è un posto in cui ci verrei a vivere, ecco, ma tutto sommato in UK ci sono posti mille volte peggiori di questa città. E' una città abbastanza portuale e si vede. Mezza distrutta dalle bombe, accosta palazzi orribili accanto ad edifici imponenti e decorati. Non è bella ma nemmeno orribile. La vita notturna è abbastanza florida però: ci sono un sacco di diciottenni sbronzi in giro con ragazzette alticce e seminude. Ah, l'università e i vent'anni, che bella cosa. A parte questo, la gente dice continuamente "man" accanto a qualsiasi cosa:
Fuck you, man!
Sorry, man!
Thank you, man!
Cheers, man!
Excuse me, man...
Potete continuare la lista a vostro piacere e avrete sicuramente accostato molto bene la parola "man" in modo Bristolese.
A parte questo, non c'è molto da dire di Bristol. Ah, c'è Carlo Giosio lì, se v'interessa. Ma nient'altro da segnalare.
Adesso sono tornata a Londra e ciò significa solo una cosa: il mio viaggio è finito. Ebbene sì, domani sarà l'ultimo giorno che passerò in terra straniera e ciò conclude questa fantastica avventura. Con questo post, si conclude anche la serie che è stata finora etichettata sotto il tag "Diario di bordo", per cui se stavate leggendo questo blog per sapere se sarei arrivata alla fine ancora viva, potete congedarvi ed è stato un piacere avervi avuti come lettori.



Adoro Trafalgare Square. Mi fa ricordare di quando avevo quattordici anni, di quando insieme abbracciavamo quel leone. Mi ricorda quanto mi piacesse correre, quanto questo fosse importante per me prima che tu distruggessi quello che ora non riesco a ricostruire. Mi ricorda quel giorno al London Dungeons, le lacrime infinite versate sui gradini di un palazzo. Mi ricorda quel musical di cui non ho capito una parola, mano nella mano. Mi ricorda della ragione e della memoria di cui mi hai privato e che a distanza di tempo non riesco a colmare. Ma ti troverò, brutto bastardo.

martedì, settembre 23, 2014

Oxford - the day after

Ieri sera io e l'iraniano siamo usciti a mangiare messicano e bere in un pub; lì ho conosciuto la sua ragazza e non ho potuto non adorarla immensamente! Non era molto carina ed aveva la tipica faccia british con un po' di brufoli, occhi un po' strani e lunghi capelli biondi. Ma la bellezza esteriore non è tutto in una persona e ho capito subito cosa deve averlo colpito di lei: era tremendamente simpatica e sempre sorridente! Trovava favolosi i miei capelli, divertente qualunque cosa dicessi (forse perché era bionda, non so...) e ci siamo fatte delle grassissime risate insieme. Inoltre, non aveva il classico comportamento british ed è probabilmente la cosa che più ho amato di lei: non era distante ma bensì molto "all'italiana" al punto che quando ci siamo salutate mi ha abbracciato così forte che volevo portarmela via. Da lei ho ricevuto il secondo complimento più strano ricevuto durante questa vacanza, dopo le "belle braccia".
Durante il tragitto per arrivare alla fermata dell'autobus, lei stava completamente congelando e si sfregava le mani intorno alle spalle per tenersi al caldo. Non so perché lui non se la sia cagata di striscio ma a me ha fatto troppa tenerezza, così mi sono avvicinata e l'ho abbracciata per scaldarla. Lei è rimasta così colpita da questo gesto che mi si è accoccolata su una spalla dicendo all'iraniano: "she's a better boyfriend than you!". Eh, già. I'm the best boyfriend ever.
Abbiamo parlato dell'assurdità che caratterizza i lavandini in Gran Bretagna e abbiamo constatato che tutto ciò non ha alcun senso. E' perchè vogliono solo essere inutilmente freak. I lavandini hanno due rubinetti diversi, uno per l'acqua calda che vi giuro è impossibile da usare perchè credo la sua temperatura si aggiri intorno ai sessanta gradi centigradi, e uno per l'acqua fredda che invece tira fuori acqua tiepida. Inglesi. Lei ha provato a giustificarne il senso, asserendo che riempiono il lavandino con l'acqua alla temperatura voluta e lo tappano, si lavano le mani con il sapone e le sciacquano lì dentro. Poi, dato che in quell'acqua c'è giustamente il sapone, svuotano il rubinetto e lo riempiono di nuovo per sciaquarsi le mani. Questa cosa è possibile farla anche con un rubinetto unico che miscela l'acqua alla temperatura voluta, per cui abbiamo concordato che tutto ciò non ha alcun senso di esistere. Alcuni bagni hanno la vasca da bagno fatta in modo analogo, con solo due rubinetti senza il tubo della doccia. Questo ti costringe a lavarti come nel milleottocento, prendendo una pentola, miscelando l'acqua e tirandotela addosso nemmeno fossi in un fiume a fare la ninfa. Inglesi.
Ieri notte ho dormito su un divano, non è stato il massimo ed inizio ad accumulare ore di sonno mancanti. Stamattina ho fatto colazione con un uovo e una piadina e tutto sommato inizio ad abituarmi, anche se una volta raggiunto il centro città sono andata a prendermi un bel cappuccino caldo come ormai è consuetudine da quando sono qui.
Non mi ricordo se ho già parlato su un post precedente di quello che sto per scrivere ma lo ripeto perché, nel caso non l'avessi fatto, non si capirebbe il senso di quello che dirò a breve. Se l'ho già scritto, "sorry for any inconvenience".
Ho comprato un libro quando ero a Manchester, un libro del mio autore preferito: Chuck Palhaniuk. Ho comprato "Damned", che è il primo volume di una trilogia, per provare l'ebbrezza di leggere qualcosa di suo in lingua originale. Oltre a questo, il motivo principale è che volevo portare con me qualcosa di vero, qualcosa di tangibile, qualcosa di profondo che andasse oltre il ricordo sfocato sepolto nella memoria, di questa fantastica esperienza e fare in modo che restasse impressa nella cosa che amo di più al mondo dopo la musica. Ho chiesto a tutte le persone che incontravo durante questo viaggio di scrivere qualcosa su una delle prime pagine bianche del libro, un pensiero, un'impressione, qualunque cosa volevano, affinché io portassi sempre con me l'indelebile ricordo dell'internazionalità di questo viaggio, dell'affetto e della stima dimostratami, delle risate e delle chiacchiere, del loro modo di vedere le cose e di viverle. Le ragazze si sono all'inizio mostrate un po' schive, mentre i ragazzi, sia l'americano che l'iraniano, si sono dimostrati entusiasti dell'idea. L'iraniano ne è rimasto talmente colpito che ha deciso di copiarmi l'idea e non potete davvero immaginare che persona supermega figa mi sono sentita in quel momento! Ha preso un suo libro, sulla storia e il popolo iraniano cui lui è profondamente legato, e mi ha chiesto di fare lo stesso, scrivergli una dedica, dicendomi che è il libro giusto su cui iniziare a fare la stessa cosa. E' stato un momento bellissimo, mi sono sentita promotrice di un gesto che unisce davvero le persone, fiera di aver avuto un'idea così originale e brillante al punto che qualcun altro ha deciso di fare lo stesso per sé. Mi sono sentita davvero bene e ricorderò per sempre quel momento. E' stato un peccato che io non sia riuscita a farmi scrivere qualcosa dalla sua ragazza, perché avevo il libro a casa e lei l'abbiamo incontrata al pub, ma le ho ripetutamente chiesto di venirmi a trovare in Italia e poteva, a seconda del periodo dell'anno, addirittura scegliere fra due diverse località da visitare: dove studio e da dove provengo. Farò in modo che anche lei firmi il mio libro perché vale davvero la pena avere una sua impronta nella mia vita.
I miei post sono passati dall'essere minuscoli all'essere dei romanzi: si vede che ho davvero tanto da raccontare in questo momento!
Un'altra cosa che volevo dire è che Giorgio Mossa ha ragione quando dice che la mia temperatura corporea non segue alcuna logica.
Il caso più eclatante è accaduto stamattina. Ero alla fermata dell'autobus ed erano circa le otto e trenta; ero ovviamente sempre in t-shit, zaino in spalla e sciarpa al collo. Accanto a me c'era una ragazza dai tratti asiatici con cui ho scambiato un corrisposto sguardo di stupore e perplessità. Lei aveva indosso una giacca stile piumino, bella imbottita, sciarpa e guanti. Mi sono effettivamente chiesta chi delle due avesse dei seri problemi. Ieri sera, quando ho abbracciato la ragazza dell'iraniano è avvenuto più o meno lo stesso episodio: io e lei eravamo praticamente vestite allo stesso modo, ossia con una maglietta a maniche lunghe, solo che lei stava letteralmente tremando dal freddo mentre io ero la persona più in pace con se stessa al mondo. Non so esattamente cosa succede al mio corpo in questo posto, ma sembra che io senta raramente freddo quando fuori effettivamente ci sono nove gradi. Inoltre, non ho mai preso il raffreddore, non mi fa male la gola e non mi cola il naso. Home sweet home.
La fine della serata si è conclusa con un dibattito a cui vorrei che partecipaste attivamente anche voi, scrivendo nei commenti; se non riuscite a scrivere sul blog, potete commentare sulla pagina facebook; se no, sticazzi.
Io asserivo che quando sento particolarmente freddo, pensare a qualcosa di ancora più freddo, come la neve o un gelato, mi fa sentire meglio; è come se questo distogliesse il mio pensiero da un freddo reale che appuro sulla mia pelle riportandolo ad un freddo che posso solo immaginare e che resta fine a se stesso. Quando smetto di focalizzarmi sulla sensazione di freddo o di dolore, è come se questa sparisse o si attenuasse, almeno.
La loro risposta è stata che io sono completamente matta, il che è probabilmente vero. Pensare a qualcosa di ancora più freddo, li fa sentire come congelati. Nemmeno pensare a qualcosa di caldo funziona, ma hanno detto che sicuramente non funziona in alcun modo pensare a qualcosa di ancora più freddo.
And what about you?
Mi sto dirigendo a Bristol, scriverò domani. Cheers.