Il giorno dopo mi rispose con un messaggio sul cellulare, telegrafico e brutale.
"Come ti sei permesso di mettere le mani nella mia borsa?! Se ti becco di nuovo, ti denuncio."
Un ottimo inizio, pensai; per contrappasso, avevo il suo numero.
Il giorno a seguire, mi mandò un altro messaggio. Erano le dieci di sera, lo ricordo bene. Avevo un appuntamento con Clarissa, da lì a un paio d'ore.
Clarissa era la mia ragazza.
"C'è qualche nube, oggi, in cielo, ma non mancherò e mi leverò alta. A mezzanotte, vicino al campano. Mi riconoscerai."
Non era la prima volta che giocavo a quello stupido gioco. Avevo già lasciato lo stesso messaggio ad almeno otto ragazze, negli ultimi tre anni.
Era la prima volta, però, che qualcuna rispondeva, che non strappava e gettava via il biglietto, senza neppure dargli peso. Nessuna mi aveva mai richiamato.
Alzai la cornetta e chiamai la mia donna. Le mentii e fu l'unica volta.
"Chicca, ascolta, ho avuto un contrattempo, possiamo rimandare la nostra uscita?"
"Cos'è successo, Ni?"
"Beh, niente. C'è Bob che ha forato una ruota e mi ha chiesto se potevo andare al campano a prenderlo. Si è fermato lì con la macchina."
"Poverino, che sfortuna. Mi spiace non poterti vedere stasera, ci tenevo davvero tanto. E' una settimana intera che sei pieno d'impegni..."
"Dispiace anche a me, Chicca. Mi farò perdonare vedrai. Troverò un po' di tempo, domani, per chiamarti e raggiungerti ovunque sarai, se possibile. Ok?"
"Va bene, Ni... Salutami Bob."
"Grazie Chi. Grazie per aver capito. Ci sentiamo domani. Buonanotte, angelo."
"Buonanotte anche a te."
Telefonai anche a Bob e gli chiesi di reggermi il gioco.
"Ti giuro che domani ti richiamo e ti spiego il perchè. Ora devo andare. Sei un amico."
Riattaccai la cornetta e presi le chiavi, infilai i sandali e corsi in direzione del vecchio campano.
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