giovedì, marzo 28, 2013

La filosofia del marketing

Scriviamo quando stiamo male solo perché non sappiamo parlare delle cose belle.
Scriviamo quando stiamo male, probabilmente, perché non siamo in grado di rendere la gioia una cosa fica quanto il dolore.
Scriviamo quando stiamo male perché è più facile risultare interessanti.

Quasi come se le cose allegre e leggere fossero stupide o banali, mi sono sempre chiesta come mai non ci sia mai una bella notizia sui giornali tipo: "Finalmente non verrà rimandato il processo".
In fondo resta un notiziario, ed io mi chiedo sempre: "perché il bello non fa notizia?"

Le opere migliori sono frutto di un profondo senso di disagio e malessere: tali scritti risultano neri, cupi e riescono in qualche modo a colpire anche il più duro dei cuori.
Credo che scrivere un romanzo, un racconto breve, che sia divertente o anche solo piacevole ma non amorfo, sia una cosa assai difficile.
Il dolore ci accomuna tutti: è per questo motivo che il nero vende.

4 commenti:

  1. Avevo scritto un megacommento che si è cancellato. Mi sa che te lo dico a voce :P

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  2. "Scriviamo quando stiamo male perché è più facile risultare interessanti."

    in alcuni casi più interessanti per se stessi, in altri

    é più rapido essere tristi che felici, molto meno faticoso e più soddisfacente.
    mi viene da pensare che anche quando si suona il pianoforte, le note minori vengono prima di quelle allegre...si fa meno fatica a suonare...bisogna spostare meno la mano...
    la tristezza è forse una forma di pigrizia?

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  3. Non sono d'accordo. Scriviamo quando stiamo male perché in quel caso è quasi meglio della masturbazione.

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