Da quando ho deciso di smettere di arrabbiarmi, la sensazione provata deve essermi piaciuta così tanto che da allora non sono più riuscita ad incazzarmi. Chiaramente non parlo della sensazione di nervoso, del cristo tirato giù in modo estemporaneo, del piccolo rigurgito di bile che ogni tanto può risalire alla tua vista. Parlo proprio di quelle crisi di ira funesta che qualcuno di voi ha potuto sperimentare sulla pellaccia che si porta addosso, di quell'ardore nell'inveire verso l'oggetto del malessere, di quella rabbia che fa scappare l'altro o gli suscita un'immensa voglia di ucciderti.
Ecco, l'altro giorno quando a lavoro hanno ben pensato di buttare centoventi pagine di appunti di analisi numerica nel cesto della raccolta della carta, avrei potuto arrabbiarmi, sarebbe stato legittimo. Sarebbe stato legittimo anche quando a mensa ho dimenticato di tappare la bottiglia dell'acqua che avevo messo in borsa e mi si è rovesciato mezzo litro di liquido sui suddetti appunti, raccolti dalla spazzatura due giorni prima. E perché no, era legittimo quando mi sono accorta di aver perso non so dove e non so come un ingranaggio della mia collana orologio, un orecchino, una maglia e un maglione.
Mi sarei potuta arrabbiare per un sacco di cose che sono successe nell'ultima settimana. Mi sarei potuta arrabbiare anche oggi quando ho slegato la mia bicicletta ed è scoppiata la camera d'aria, facendo uscire il copertone della ruota fuori dal cerchione e costringendomi a lasciare lì il rottame. Due secondi dopo è caduto a terra il cellulare e si è aperto a metà.
Avrei potuto fare quello che ho sempre saputo fare, ma a quanto pare è ufficiale: non ho più l'età nemmeno per quello.
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