Perché noi abbiamo fame, d'amore e di libri.
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Mutt, visto dal truce Jeff:
Noto lettore ossessivo-compulsivo delle scene
under-newage-grunge-ground pisane, si aggirava tempo addietro in modo
losco, spacciandosi per co-conduttore, in puntate notturne presso
un’insospettabile webradio, al solo fine di poter tediare i suoi
ascoltatori con funerei racconti cadenzati da un opinabile accento
abruzzese. Per sanare la sua malsana attitudine allo stupro delle altrui
cervella, è attualmente conduttore di una trasmissione che gli consente
di poter fare quello che meglio gli riesce: la controvoce della morte.
Ne capisce meno (o poco, o niente) in fatto di film, in quanto predilige
lunghe e palloccolose pellicole in bianco e nero, mute e sghembe, che
nemmeno il Museo Nazionale del Cinema di Torino ha voluto archiviare.
Jeff, visto dal mite Mutt:
Antropofaga seguace della letteratura cannibale, prima ancora di
venire a conoscenza di tale designazione e della propria natura, adora
le manifestazioni dell’estremo, il coinvolgimento tout court, il sangue
che scorre a fiumi (ma solo tra le pagine dei romanzi), i ritmi
cadenzati e gli effetti speciali, nonostante le turbino spesso il sonno
da noir-pop-glam-fifona. Lentezza, spossanti silenzi, costruzioni
convolute, prose ermetiche o più di seimila secondi di fronte al grande
schermo (tremila se nessuno si trucida o intraprende una guerra) possono
condurla a sporadiche manifestazioni di licantropia; difende
strenuamente baluardi quali l’inettitudine della popolazione francese
alla produzione artistica ed è affetta da gravose forme
ossessive-compulsive riguardo tutto ciò che concerne lo zelo e la
simmetria.
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