lunedì, agosto 22, 2016

Tengo un diario

Ho scritto un post il 25 maggio 2012 in cui rendevo pubblico il fatto che io e te tenevamo un diario. E' una frase che mi è venuta in mente un paio di giorni fa, "tenevamo un diario", dopo aver scattato una foto.

Ecco, questo blog di fatto è il mio diario, scrivo qui per gli stessi motivi per cui noi scrivevamo sul nostro. Questo è il mio diario ed io sono il mio trenta settembre. Questo è il posto in cui scrivo perché non voglio dimenticare. L'obiezione che qualcuno mi ha posto una volta è stata "perché tenere tutto pubblico, se scrivi per te? puoi anche lasciare le cose in un foglio word del tuo computer". Potrei, vero, ma non voglio; i motivi sono i più disparati che vanno dal "voglio averlo sempre a disposizione" al "non mi vergogno di questo che sono e mi succede, e se le persone leggono le deliranti cose che scrivo vuol dire che vogliono conoscermi, vogliono sapere di me, ed io voglio che loro mi conoscano e sappiano di me, perché condividere tutto, il bello e il brutto, è il fulcro delle società costituite da esseri viventi quali noi siamo" al "e se un giorno mi si rompesse l'hard disk?! E se un giorno mi dimenticassi in quale hard disk sono?! In fondo io dimentico di avere le cose che sono riposte nei cassetti se non li apro..."

Questa è una foto a cui tengo molto e la voglio custodire qui, all'interno del mio diario, sebbene finora nessuna foto di nessun amore aveva mai visto la colla su queste pagine. Ho bisogno di tutelarla dal tempo affinché con gli anni io mi ricordi che questo non è "un amore", ma soprattutto perché qualunque cosa accada non devo mai, mai e poi mai, dimenticarla.


venerdì, agosto 19, 2016

Hero

So let me go
I don't wanna be your hero
I don't wanna be a big man
I just wanna fight like everyone else


La verità è che ho paura, più invecchio e più ho paura. Ho qualche reminescenza di quello che sto scrivendo adesso, come se l'avessi già ripetuto, non lo so. Ci sta. Se così fosse, lasciatemi stare perché ho bisogno di ridirlo di nuovo: ho paura.
Ma credo che sia molto più utile ammetterlo, una santa buona volta, anche due se necessario, anziché mostrarsi dei crepati bronzi di Riace; ferite presenti nel cuore, nelle ossa e più passano gli anni più diventano tangibili anche i danni cerebrali. Jack, avevi ragione: quando diventerò vecchia probabilmente sarò una vecchina adorabile. Mi sento quasi una rammollita.
Non sono mai stata così legata ai miei genitori in ventisei anni di esistenza come negli ultimi due appena trascorsi. Sono il mio pensiero al mattino, l'ultimo quando mi corico e costantemente quando mi chiama anche mentre sono in atteggiamenti, ehm, privati, per chiedermi perché ho comprato le acciughe invece delle alici.
Li adoro e spesso quando sono lontana e li penso, piango. Piango perché non riesco a gestire le mie paure. Se penso al giorno in cui non ci saranno più, credo che non riuscirò a reggere il trauma e me ne andrò con loro, forse più lentamente. E non ce la faccio a sopportare la sensazione che si impossessa di me, divorandomi. Perché sì, sono diventata una rammollita.
Sono passata dall'essere una menefreghista audace ed impavida, rabbiosa e collerica, ad una buonista che non riesce nemmeno più a sfogare la sua frustrazione e si chiude nelle parole che non è in grado di pronunciare e piange. Fiumi di lacrime, lacrime di gioia, di rabbia, di delusione, di insoddisfazione, di paura.
Senza controllo. Sono ritornata ad essere assolutamente senza controllo. La differenza che adesso l'unica persona che muore sotto assedio sono io, il che rispetto a prima è comunque più "sano". Anche se boh, definire sane certe cose che faccio sembra veramente come volersi prendere per il culo da soli con la consapevolezza di quel che si sta facendo e si parla allo specchio, intavolando discorsi per poter riuscire ad intortare anche l'ultima parte sana di quel che mi rimane.
La verità è che ho paura perché sono maledettamente insicura e stupida. E affamata e avida di certezze e amore che riescono a colmare in modo molto maldestro la voragine che a volte mi si spalanca dentro, soprattutto dopo aver vissuto momenti particolarmente felici o emozionanti. Perché una volta che sei su, giù ci devi tornare e più in alto cadi, più male ti fai. Devo imparare a cadere, anzi devo imparare a scendere, più che a cadere. Come quando dal mio soppalco scendo le scale invece di saltare di sotto. E' in effetti molto più normale, no? Qualcosa c'è di normale c'è rimasto, a quanto pare: bisogna solo sapere cercare e accantonare il mucchietto di stranezze, paranoie e insicurezze che mi compongono.
Ho un altro grosso difetto che coesiste con la mia corrispettiva parte sana: mi sento così sbagliata. Troppo precisa, troppo strana, troppo in un sacco di versi di cui il novanta per cento sono negativi e il restante dieci per cento sono probabilmente talmente eccessivi e fastidiosi che se non sono negativi, io li faccio diventare. E piango. E quando trovo qualcuno che probabilmente dice il vero, che mi adora in quanto complesso di bizzarrie io non gli credo. Come può davvero qualcuno potermi volere davvero per quello che sono? Per l'insopportabile pesantezza in cui ogni tanto ricado, per l'imbarazzante quantità di cose che non riesco ad affrontare, di cui non voglio parlare, a cui non voglio pensare, per la follia con cui spesso rovino dei bellissimi momenti solo perché le mie sensazioni negative dettate troppo spesso da un'incomprensione prendono il controllo della situazione e chiudono le porte della mia persona al mondo intero, per un sacco di altre cose che mi rendono così instabile al punto di non voler accettare che anche io forse un po' lo sono, instabile.

So let me go
I don't wanna be your hero
I don't wanna be a big man
I just wanna fight with everyone else

Vorrei potercela fare, per una volta, a non rovinare un bellissimo amore solo perché ho troppa paura di essere felice. Una cazzo di volta. Una cazzo di volta che ha il sapore di quella definitiva. Una cazzo di volta in cui ho investito tutto sin da subito. Una cazzo di volta in cui ci ho voluto credere così tanto che non ho avuto paura di perdonare uno sbaglio maldestro. Ecco, forse dovrei ricordarmi queste parole tutte le volte che perdo il controllo della situazione e sento il bisogno di trovare una conferma che non trovo, ovviamente, del fatto che chi ho davanti mi ferirà, mi tradirà, mi abbandonerà; soprattutto perché a furia di cercare qualcosa che non esiste, visto che ogni volta sembro volerla con tutte le mie forze alla fine riesco a materializzarla. Riesco a materializzare le ferite, i pianti, i no, le delusioni, gli allontanamenti. Posso, una volta, una sola cazzo di volta, accettare che magari davvero non esiste niente che devo trovare, prima che sia troppo tardi?

Baby needs some protection
But I'm a kid like everyone else

Tiro un sospiro di sollievo e ti abbraccio, in un fiume infinito di lacrime e singhiozzi. Le scuse non saranno mai abbastanza a riparare al danno con cui con i 'mi dispiace' ho provato finora a mettere le pezze, ma tu mi sorridi e dici che non è niente, che non è successo niente, di non preoccuparmi, che non fa niente. E mi aiuterai, perché tu sei tutto quello che io spesso non riesco ad essere: il sorriso e gli occhioni verdi che diradano le nuvole all'orizzonte, la positività e l'ottimismo che ogni giorno ti invidio e che solo con te accanto sono in qualche modo un po' anche miei, la voglia di cercare invece le cose belle, le cose buone per cui vale davvero la pena non farsi abbattere dai momenti di debolezza, la convinzione del momento in cui abbracciandomi mi hai detto "quando smetti di voler essere perfetta, lo sei davvero", la tranquillità del tono della voce e la spensieratezza che a volte ti rimprovero e che invece no, è una delle cose migliori che hai, cazzo!, le braccia forti e grandi in grado di cullare il mio animo in guerra e pulire via dalla polvere e dal sangue quello che resta su quel disperato campo di battaglia che sono.

Il motivo per cui non ha senso per me lasciare questa infelice ma bellissima città è la mia concezione di quello che per me è famiglia e anche se al mio briciolo di orgoglio tempestato di insicurezze luccicanti non piace quello che sto per scrivere, tu ora sei parte della mia famiglia. E non serve a niente trasferirsi in un altro posto perché io e te viviamo entrambi in un altro paese, nella nostra formidabile, sconfinata, America. E sì, è prematuro, è stupido, è irrazionale, non è per un cazzo in linea alle tempistiche ed è rischioso, ma io ti amo America, con tutta la mia parte sana e con tutta quella instabile, con i miei momenti di gioia e simpatia e con quelli di profondo sconforto, con la mia forza e le mie debolezze, con tutto quello che sono con te e senza di te. Anche se con te sono praticamente invincibile, perché sei la balaustra che si materializza quando affacciandomi rischio di cadere, e mi salva, silenziosa, senza farsi notare come se fosse sempre stata lì e rischiare di cadere fosse stata solo un'allucinazione.

martedì, agosto 16, 2016

Viva!

Uno dei pochi momenti che questo blog ha visto in cui il soggetto, l'oggetto e il verbo sono io.
Io, la padrona di casa. 
Sarà banale, Ligabue sì, ma a volte è proprio ciò che reputiamo scontato che nasconde la massima bellezza delle piccole cose, quella che troppo spesso non vediamo e non cogliamo. 
Quanto spreco! Ebbene, io mi dedico questa canzone. 



mercoledì, agosto 10, 2016

lunedì, agosto 08, 2016

Io, te e ...

... le risate, la sabbia e il rotolarsi nella sabbia ridendo.
Le risposte brusche e i fraintendimenti.
Le passeggiate lunghe nove chilometri.
La pace e il passato.
Il silenzio e lo scroscio dei discorsi.
La tenda montata sulla spiaggia.
Le tre ore di sonno anche stavolta, assieme.
Il mare alle sei del mattino.
 Gli occhi gonfi e la testa piena;
la colazione e la musica jazz di un piano.
Le otto del mattino e le ore a seguire e
i giorni che si rincorrono e infine noi, 
ancora e ancora.