martedì, agosto 20, 2013

Barcellona 2.0

Guardo la tua foto e penso che mi piacerebbe tantissimo scriverti. Non che io abbia qualcosa da dirti, in realtà. Non ti conosco nemmeno, non ho idea di chi tu sia. Non conosco il tuo colore preferito, il tono della tua voce. Non conosco il tuo volto a cinque anni e se non per foto, non conosco il tuo volto neppure adesso.

Eppure mi piacerebbe moltissimo scriverti. Vorrei sapere come sono andati questi dieci giorni di vacanza, com'è stato il tuo soggiorno a Barcellona, come ti trovi in questa azienda in cui lavori da molti anni, come ti trovi con la tua fidanzata.

E così cambio destinatario: anche se mi rode ancora di più guardare la tua, di faccia. I capelli nuovi, rasati da un lato. Mi piacerebbe molto scrivere anche a te, ma credo che sarebbe ancora più svilente di quanto possa solo immaginare.
Frasi a metà, risposte non date, discorsi ipocriti: credo che sia tutto quello che puoi darmi.

Eppure mi piacerebbe moltissimo scriverti, ci penso ogni giorno. Vorrei parlare di quello che una volta era tuo e che ora è mio, di come hai fatto a non renderti conto della bellezza e dell'amore, di come hai accartocciato una persona riducendola ad ammassarsi su se stessa. Vorrei parlare con te per conoscere che persona sei, che persona eri, che persona ha fatto innamorare l'uomo che amo.

Guardo le vostre foto e mi piacerebbe conoscervi. Conoscere quello che io non saprò mai se non univocamente; quello che a tutti i costi non dovrei nemmeno voler chiedere. Vorrei tantissimo farmi del male, in modo consapevole. Ascoltare e farmi uscire il sangue dalle orecchie, digrignare i denti per sopire la voglia sfrenata di alzarmi ed avvicinarmi a te per spaccarti il setto nasale. Voglia di farmi del male gratuito, senza che ci sia un vero motivo. Ascoltare di quando eravate piccoli e innocenti e vi tenevate la mano, mentre io sono qui con il mio ammasso di paranoie insensate solo perché non sono in grado di essere felice.

Mi piacerebbe davvero conoscervi, probabilmente senza un motivo, ma mi piacerebbe davvero che un giorno accadesse. Chissà, magari il giorno del vostro matrimonio.

venerdì, agosto 09, 2013

EN

Ho sempre avuto paura di morire.
Spesso l'ho desiderato.
Quando ho iniziato ad assumere sedativi, ho iniziato a pensare che forse la vita non era poi così malaccio.
Quando me li hanno tolti, mi sono ricordata di che posto infernale è questo.

lunedì, agosto 05, 2013

Effetto Venezia


A volte nella vita non si può che attendere.
Altre volte, non si può che rimanere in silenzio.
Assaporare la pace intorno con la punta della lingua e farsela bastare, perché appena un po' di più potrebbe uccidere.

Ci si rende conto della mancanza di qualcuno quando la vita s'è portata via tutto, anche il sonno oltre che quella persona, e la notte, quando si riesce a zittire i pensieri per lasciarsi cullare dal tepore del letto, ci si ritrova svegli, urlando a causa di un incubo.
Ecco, ci si rende conto che manca davvero qualcuno, quando accesa la luce, si è soli nel letto con una paura fottuta.

Due giorni fa è successa un'altra cosa che mi ha fatto provare l'immenso dolore del sentire la mancanza di qualcuno; più che altro la delusione del sentirsi impotente nei confronti delle scelte o paure dell'altro.
Ho provato una sensazione stranissima: quella di vivere in un film, come se nulla fosse reale.

Due giovani ragazzi muovevano due marionette sulle note di alcune canzoni dal testo struggente. La ragazza muoveva la marionetta di una donna, con un bel vestito teatrale stile can can. Il ragazzo muoveva la marionetta di un uomo, vestito per bene anch'esso con stile retrò. Le marionette danzavano a ritmo di musica e compievano gesti relativi al testo della canzone.

Erano incantevoli, allo stesso tempo inquietanti.
Ricordo che sono rimasta a guardarli a bocca aperta, spalancata, mentre i burattini con fare disinvolto muovevano occhi, piedi e scioglievano le giunture per compiere il gesto di mandarsi un bacio.
Mi sono sentita proiettata in quella marionetta di donna e ho provato l'immensa paura di rimanere impigliata in un groviglio che non si può districare di invisibili fili trasparenti

Ho pensato alla vita, in particolare a quella di coppia; ho pensato a come siamo vincolati a quei fili, che intrappolano la nostra mente e condizionano le nostre azioni con un intrecciato ingarbuglio di paure e insicurezze.
Ho pensato a come sarebbe bello fare un gesto inaspettato alle spalle del burattinaio, tagliare i fili che ci costringono per poter essere finalmente liberi di muoverci e correre incontro al nostro amato.

domenica, agosto 04, 2013

Mio caro diario

Caro diario,
vorrei dirti tante cose, molte delle quali forse non hanno nemmeno più senso.

Vorrei raccontarti di quella volta in cui mi hai vista piangere, fiumi e fiumi di lacrime. Ti ricordi? Com'ero piccola e fragile, quel giorno. Ricordo che nemmeno la promessa di una brioche con il gelato mi faceva sentire meglio.
Eppure, mio caro diario, ricordo che sebbene mi sentissi uno scricciolo con un enorme peso in gola, non ero sola. Lui era accanto a me; asciugandomi le lacrime mi sorrise e mi porse la mano, mi sollevò e mi portò con sé.

Vorrei raccontarti, mio caro diario, di quella volta in cui mi sono sentita importante nella vita di qualcuno. Vorrei raccontarti di tutte le volte in cui gli ho stretto le mani fra le mie, forte forte, o di quelle volte in cui sul mio petto ho lasciato che piangesse. Vorrei raccontarti tutte queste cose, mio caro diario, ma sento che sarebbe superfluo, perché a parole non sarei in grado di farti capire quanto lui mi facesse sentire importante quando chiedeva il mio aiuto o quando era in grado di aiutarsi da solo.

Mi piacerebbe parlarti degli abbracci, caldi e avvolgenti, come stare seduti davanti ad un camino con una coperta di pile sulle spalle, nel pieno dell'inverno. Mi piacerebbe raccontarti dell'amore e della passione, mio caro diario, ma non mi basterebbe una pagina, né dieci, né cento.

Mi piacerebbe raccontarti, mio caro diario, delle pagine della nostra vita ancora da scrivere. Ad esempio, della casa da condividere, in cui lasciar convivere le nostre gioie e i nostri dolori, le nostre aspirazioni e le nostre paure; lì in casa nostra lasciare che tutte le parti di noi, anche quelle che disprezziamo e che l'altro può aiutarci a combattere e sconfiggere, come un drago nelle fiabe, siano libere di manifestarsi e confrontarsi, con il massimo dell'amore e della sincerità.

Vorrei raccontarti, mio caro diario, di quella volta sulla panchina, di come ho smesso di sentirmi sola e di come, in un turbine di parole e lacrime, mi sono voltata per incontrare i suoi occhi e perdermi. Ah, ma come potresti capire, in poche righe e con poche parole. Ma vorrei che tu sapessi, mio caro diario, che quando con i suoi occhioni mi guardava, tutto sembrava avere un senso, anche il dolore.

Oh, mio caro diario, come si complicano le cose!
I ricordi si confondono con i desideri, le paure diventano problemi. Sarebbe tutto così semplice se solo si iniziasse davvero a credere un minimo in se stessi. Ci renderemmo conto che siamo dei gran fichi! Inizieremmo ad essere persone migliori, se solo fossimo in grado di stimarci abbastanza da armarci di coraggio per sconfiggere il drago.

Sai, mio caro diario, spesso le principesse più belle sono state già promesse sin da bambine ad un principe, spesso contro la loro volontà.
Credo che sia arrivato il momento, mio caro diario, di rubare ai ricchi per dare ai poveri, perché sono proprio essi, quelli meritevoli, se solo ci credessero.