martedì, luglio 29, 2014

For you


If I talk real slowly, if I hold your hand
If you look real closely my love
You might understand
Here I go, I'll tell you what you already know
Here I go, I'll tell you what you already know

If you love me with all that you are
If you love me
I'll make you a star in my universe

You'll never have to go to work
You'll spend every day
Shining your light my way

domenica, luglio 27, 2014

Let it rain


La musica riesce a rendere qualunque momento vissuto indiscutibilmente più intenso.
Il paesaggio solito, oltre la mia finestra, acquisisce dei colori talmente brillanti che mi chiedo se è sempre stato così il mondo fuori.
Mi infonde calma, serenità. Manipola il mio umore e lo rende plastilina, ora quiete, ora tristezza.
Soffia il vento, che si unisce al violino come se fossero d'accordo su quel duetto.
Cade la pioggia, inarrestabile e incauta, cade su tutto ciò che finora brillava là fuori, cade come se di me non gliene importasse nulla, cade com'è giusto che sia.
Torna a splendere il sole su tutto ciò che è bagnato, rendendolo nuovo, illibato, ancora più sorprendentemente luminoso.
Arriva la notte e lascia che il sole porti via con sé anche questa giornata.

First Lady's words

We should be each other's support system.
Not cause each other stress.
(House of Cards)

sabato, luglio 26, 2014

E' colpa mia

 
Negli ultimi giorni ho avuto qualche problema a buttar giù due righe.
Troppi pensieri.
Troppa stanchezza.

L'ultimo anno passato è stato per me devastante sotto molti punti di vista; ha risucchiato le mie energie vitali fino a ridurle ad una sola goccia, utile o per esalare l'ultimo respiro o per alimentare di nuovo da zero il mio apparato umano.

Nonostante siano trascorsi circa quindici giorni evitando di intraprendere percorsi impegnativi di un qualunque tipo, mi sento ancora immensamente stanca. Troppo stanca per amare, troppo stanca per odiare.

Ho sempre agito in nome di quello che reputavo giusto, anche se spesso intransigente; anche quando ho offeso qualcuno contro cui inveivo le peggiori offese che orecchio umano possa udire, credevo di essere nel giusto: dovevo difendermi.
Allo stato attuale delle cose provo per me stessa dispiacere e un po' pena per moltissimi comportamenti immaturi che ho avuto: quando si poteva trattare un accordo, mi ostinavo a far valere la mia irremovibile posizione. Ci sono stati dei momenti in cui un compromesso non avrebbe reso la mia posizione incoerente o debole, anzi l'avrebbe resa forse degna di stima.
L'orgoglio è il faro che guida ognuno di noi lungo un percorso di inesorabile autodistruzione.

Mi scuso ufficialmente con tutti coloro con cui sono stata troppo spesso irragionevole e che forse per insicurezza ho volontariamente allontanato.

Agisco come vorrei che gli altri agissero nei miei riguardi, con onestà e lealtà, a volte con severità, e credo che la Bibbia con la frase "non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te", abbia profondamente ragione. Troppo spesso non si considera neppure questa possibilità. La cosa più importante è celata dietro i propri interessi ed è l'avere-avere-avere senza mai dare e senza preoccuparsi di dare o essere un esempio.
Non ci si può aspettare di poter incriminare o anche solo rimproverare qualcuno per una cosa che noi stessi abbiamo fatto in passato. Non ci si può nemmeno aspettare che qualcuno si comporti bene con noi di rimando ai nostri compormenti retti.
A buon rendere, è l'unica speranza che possiamo riporre dietro le nostre azioni.

In questa vita non c'è sufficiente tempo per aspettare, prendiamola così com'è, anche se diluvia.

mercoledì, luglio 23, 2014

Restyling

Grazie alle numerose sollecitazioni ricevute dalla mia lettrice più scassacazzo, ho deciso di rimodernare il blog. Il colore dominante è rimasto il nero, come potete vedere mentre leggete; avrebbe altrimenti perso completamente di senso questo antro tetro della rete e ciò che contiene.

Lo sfondo dei post è diventato meno nero, più chiaro; i caratteri dello scritto sono ora leggermente meno bianchi, più scuri. Insomma, il grigio si è venuto incontro, in tutti i sensi.

Le scritte dei titoli non sono più rosso vivo ma di un istituzionale arancione internazionale, che trovo immensamente sensazionale. Tra l'altro, se siete nella home page e andate sul titolo con il mouse senza cliccare, diventa più scuro. Non è favoloso?!? Sì, lo è, lo so, sono una figa. Grazie, mille grazie, molte grazie.

I link sono passati dal rosso al giallo, sempre per motivi legati alla visualizzazione, all'armonia cromatica con lo sfondo e al piacere di leggere le fantasmagoriche cose che scrivo.

Concludo dicendo che per la rottura di coglioni, per le minacce di non leggermi più, ma soprattutto per i consigli che io ascolto anche se non glielo riferisco, ringrazio di cuore Serena Leo e il piccolo Yuro che sicuramente avrà wooffato qualcosa di poco carino sulla sua padrona scassaminchia.

Per gli effetti speciali, i giochi di luce e colore, per la sbatta e per la pazienza avuta nell'ascoltarmi almeno un'ora mentre blatero sulle sfumature cromatiche che vedo solo io, ringrazio sentitamente Stefano Stoduto e il suo CSS.

Spero davvero che vi piaccia. Se pensate che ci sia qualcos'altro da sistemare, potete scrivere un commento che sicuramente leggerò e che probabilmente non considererò. Ad ogni modo, spero davvero per Stefano che voi non abbiate sensate modifiche da farmi apportare a questo blog: se mi ammazza, siete colpevoli di concorso in omicidio.

domenica, luglio 20, 2014

Tell me the truth, about that broken…

 
Il viaggio prende forma e con sé prendono forma tutte le paure che esso comporta.
Prendono forma le strade e i luoghi, l'ordine delle cose.
Mi sembra di viverlo già adesso, mentre su un foglio bianco annoto la tabella di marcia.
Sembra di essere lì, svegliarsi alle quattro di notte perché alle cinque devo prendere un autobus che mi porterà in un'altra città. E ancora e ancora e ancora.
Mi sento già stanca al pensiero di quel che mi aspetta.
Eppure sembra tutto così bello, così giusto, così grande.
Torno a casa e sistemo la borsa su un mobile, sfilo le scarpe e il vestito e mentre mi volto per andare a letto mi investe l'immagine che mi raffigura in un porta foto accanto ad un uomo diverso da quello che stasera mi accarezzava una caviglia.
La vita prosegue lungo la sua strada mentre io per adesso mi siedo e riposo un po'.

venerdì, luglio 18, 2014

God save the Queen

London
Liverpool
Manchester
Birmingham
Cambridge
Oxford
Bristol
Bath
Bristol
London


BANZAAAIII!!!

mercoledì, luglio 16, 2014

L'orso



Se fossi quel genere di gente
ti augurerei il male.
Se fossi quel genere d'amante beh,
ti lascerei stare.

Nelle feste sono decenni che non mettono più i lenti
nessuna canzone ha mai riportato l'amato all'amore altrimenti
cosa servirebbe ascoltarle?
e poi cosa servirebbe cantarle?
e noi alla fine cosa avremmo da dirci
se ci incrociassimo ad un party come gli altri sotto volumi altissimi?


Ti augurerei il male.


Se fossi quel genere di gente
ti augurerei il male.
Se fossi quel genere d'amante beh,
ti lascerei stare.

Nelle feste nemmeno volendo passerebbero un lento
nessuna canzone dovrebbe provare a dare all'amore un senso

cosa servirebbe ferirsi se poi?
cosa servirebbe capirsi? se noi
alla fine non resterebbe che dirci
che anche da estranei siamo comunque meglio dei nostri amici.



Ti augurerei il male.

"APPLE!" aka cosa simulare con un coltellino svizzero!

Ok, è ufficiale.
Parto.

Rivendico quel che è stato del mio regalo di laurea, buttato letteralmente nel cesso. Rivendico quella che è stata la mia delusione dall'aver concesso a qualcun altro di decidere con superficialità cosa fosse meglio per il mio fottuto regalo di laurea e lasciare che fossi comunque di nuovo la seconda scelta.

Parto.
Parto il 16 settembre.
Parto.
Un viaggio per una sola persona, perché non c'è più posto sull'aereo per nessun altro. Parto da sola, perché non c'è più spazio nella mia vita per progetti per due buttati nel cesso, prima uno, poi un altro, poi un altro ancora. Non c'è più spazio per le delusioni e per le lacrime, per l'amarezza e la vergogna di telefonare mia madre per dirle: "mi dispiace, mi vergogno tantissimo a dirlo ma lui non viene". Parto da sola senza ancora sapere dove andrò, dove dormirò, chi incontrerò, cosa farò. Ma in fondo, non me ne frega un cazzo: stringo in mano un biglietto che mi regala dodici giorni in libera discesa nel vuoto e nel silenzio, del cuore e della mente. Da sola. Avrò un sacco di tempo per poter imparare finalmente ad ascoltarmi.

Bi: "La prima cosa che mi comprerò sarà un coltellino svizzero!"
Luca: "E perché mai?"
Bi: "Per uccidere le persone e sbucciare le mele!"
Luca: "Certo... Se ti controllano che fai? Che gli dici?"
Bi: "Tiro fuori una mela, apro il taglierino e sbucciandola dirò: "APPLE!", col migliore dei miei innocenti sorrisi."
Annalisa: "Spray al peperoncino, ché non si sa mai."

Ho cambiato il mio colore preferito, perché ne avevo davvero bisogno. Un ritorno alle origini, ad uno stupido momento che risale a quando avevo undici anni ed una mente influenzabile dal destino come quella che ho tuttora.
Ho persino comprato un tablet e mai avrei pensato di farlo, ma ho progetti ambiziosi per entrambi. Devo trovargli un nome. Consigli?
Principalmente l'ho comprato perché voglio trascrivere sul mio pubblico diario quello che succederà, per far sapere ai miei genitori e ai miei lettori che sono ancora viva e che il coltellino svizzero non l'ho usato per evirare violentatori o sbronzi molesti, per poter finalmente prendere il buono e scrollarmi di dosso il marcio perché vaffanculo adesso esisto solo io.

martedì, luglio 15, 2014

Gnut



Prendi le cose importanti mettile in tasca e vattene via.
Prenditi quello che meriti
e dona a chi merita la tua poesia.

lunedì, luglio 14, 2014

E morì con un felafel in mano

"Ci si sposa, si vive insieme, ed è la fine. Si guarda sempre nella stessa direzione, si fissa sempre la stessa cosa, le conversazioni durano quanto gli intervalli pubblicitari in tv. E un giorno ti svegli, ti guardi allo specchio e ti chiedi che fine ha fatto la tua vita." (Anya)

"Tu hai una profonda consapevolezza del tuo personaggio. Non hai fiducia in te stesso, però dagli altri la pretendi. Proietti le tue insicurezze su coloro che ti circondano. Rifiuti la felicità perché la ritieni scialba e superficiale. Ti sei convertito al post-modernismo per evitare un pensiero tuo originale. Critichi te stesso perché così cerchi di vanificare le critiche. Desideri ciò che odi e odi ciò che desideri. Devi sempre distruggere ciò che ami di più." (Anya)

Sam: Cosa mi sta succedendo? Mi viene tutto male. Perfino uccidermi mi viene male.
Danny
: Sono sicuro che se ti concentrassi riusciresti a ucciderti meglio di chiunque altro.

Danny: Vuoi sposarmi?
Sam
: Non posso, tra un po' devo uscire.

Tratti da "E morì con un felafel in mano".
Buonanotte.

domenica, luglio 13, 2014

Lo scrittore


Ti scrivo ettolitri di endecasillabi
pensarti tutta quanta è quel che un uomo vuole,
e a furia di desiderarti, di descrivere le parti del tuo corpo
m'hai ridotto a uno scrittore.


Son bella un rudere, la barba pizzica,
questa camicia se ne andrebbe volentieri in tintoria da sola,
se potesse, lo farei io ma non posso,
non adesso che ho da scrivere di te.

Serve l'amore
per scrivere miliardi di poesie
piene di rose e di tutte quelle altre smancerie
analfabetiche rime senza originalità.
Serve l'amore a rendermi ridicolo per te.


E suonano alla porta,
sì, ma non mi importa, scuocerò la pasta, brucerò il caffè
voglio stare qui a crearti a disegnarti ad affogarti
nell'inchiostro delle rime e dei cliché.

Mi metto in posa là sulla mia scrivania
e con la punta della penna con grandeur,
ma è una biro da due soldi
di una cassa di risparmio che è fallita proprio qualche giorno fa.

Serve l'amore
per scrivere miliardi di idiozie
piene di rose e di tutte quelle altre smancerie
analfabetiche rime senza originalità.
Serve l'amore a rendere creativo pure me.

--..--.--.-.-.......--..------.-.-..--.. .---..-.-.-

Una cosa che ho sempre adorato fare, sebbene io sia abbastanza negata, è cantare: attualmente non ho ancora capito se scrivo peggio di come canto o canto peggio di come scrivo.

Cantare cantare cantare senza però farmi ascoltare.
Cantare per me, per me soltanto, per sentirmi come mai nessun uomo è riuscito a farmi sentire, per illudermi di poter essere migliore, di potermi sentire felice, di poter riuscire a piangere, di poter sentire quella musica tutta la vita come sottofondo alle mie giornate, come nelle scene dei film. Ah, i film, *bestemmia*.

Mi è sempre piaciuto un sacco alzare al massimo il volume e mescolare la mia voce con quella registrata, fare la "seconda voce" con note più o meno improbabili di corredo alla melodia principale e ballare come se ci fossi tu a guardarmi, perché se tu ci fossi davvero non ce la potrei mai fare a farlo.

Ho sempre adorato usare la voce come valvola di sfogo, cantare a squarciagola canzoni che sembravano essermi cucite addosso, come quella che ho trascritto.
Cantavo quando ero arrabbiata tantissimo, talmente tanto che l'unica cosa che riuscivo a fare nel frattempo era piangere.
Cantavo quando ero felice o avevo bisogno di esserlo, canzoni su cui potermi dimenare, agitanto le mani e facendo smorfie che per mia dignità non riporto.

Ho smesso di farlo perché mi sembrava che non servisse a niente.
Ho realizzato che ho fatto una puttanata e ho ancora bisogno di illudermi per poter riuscire a raggiungere il capolinea, per questo torno a cantare.

E secondo me la canzone più sexy su cui improvvisare uno streap tease è questa:


Vado a fare una doccia.

sabato, luglio 12, 2014

La vecchia e il mare

La vecchia di Borgo Mugnano sembrava essere lì da sempre.

D'estate sedeva su una sdraio un po' sbilenca, di legno chiaro, ed il suo insulso peso era sorretto da un telo azzurro e giallo, come la bella stagione. Non ho mai capito a che ora uscisse di casa per sedersi davanti l'uscio su quella sdraio. Sono passata davanti casa sua a tutti gli orari. Alle nove del mattino, che andavo al mare, e alle sei di sera, che mi ricoglievo. Alle nove di sera, che uscivo per andare in paese a prender aria nella piazza, e alle sei del mattino, quando rincasavo da una notte brava. Ad un certo punto ho realizzato che forse in casa non ci entrava mai, non cucinava e non mangiava ed era per questo che era ridotta ad un mucchio d'ossa con un foulard verde pisello in testa. Sembrava che lei vivesse lì, su quella sedia torta tutta l'estate, per poi ritirarsi soltanto in autunno dentro casa. Era una tartaruga che viveva un letargo al contrario: col sole faceva il digiuno, con la neve si sfamava per affrontare la prossima bella stagione.

Aveva gli occhi color del ghiaccio, di un azzurro così chiaro e luminoso che sembravano ritagli d'acqua di ruscello che brillavano sotto il sole d'agosto. Era raro riuscire a vederglieli, tanto era coperta di molli rughe. Un paio di volte ci sono riuscita e non ho dormito per tre giorni.
Mi sono sentita scrutare nei pensieri più sporchi, come se quegli occhi indagatori uscissero allo scoperto per segnalarti che stavolta stavi proprio esagerando, che loro se ne erano accorti e se non la piantavi te l'avrebbero fatta scontare. Alzava tantissimo quel che le restava delle sopracciglia per poterli tirare fuori dalla pelle che le cadeva floscia e abbondante sul volto.

Nonostante questo, era immensamente bello uscire e sapere che lei era lì. Mi faceva sentire sempre una bambina, come se il tempo non passasse mai. Invece passavano le ore, i giorni, ma lei era sempre lì, come se nel suo esistere mancasse una dimensione o come se quest'ultima non potesse scalfirla, supponendone l'esistenza. Frattanto che lei sedeva sull'uscio di casa sua, a me cresceva il seno, il naso ma non le gambe, forse sintomo di un'infanzia mendace. Il tempo passava, passava eccome, passava per me e per gli altri bambini intorno, ma non per lei. Noi ci annoiavamo se anche solo ci ritrovavamo cinque minuti senza alcun da fare e ci chiedevamo come lei potesse stare tutto il giorno, tutto il santo giorno con gli occhi socchiusi seduta su quella sdraio senza mai muoversi e senza mai parlare. Doveva essere una specie di santa oppure un'aliena che lasciava il suo corpo stazionato su quella sedia mentre con la mente era altrove, ancora giovane e bella. Oppure era in trans e anche se a noi era tutto nascosto, lei in realtà passava il suo tempo nell'oltretomba con il suo amato marito defunto. Non lo abbiamo mai saputo.

Era eterea ed eterna e nessuno ha memoria del suo vero nome e lei da troppi anni aveva smesso di parlare. L'unica cosa certa che sapevamo era il suo cognome, Esposito, scritto in vernice color oro sulla cassetta verde delle lettere. La chiamavano "Mariù", forse perché era figlia di pescatori o forse perché era figlia del mare stesso.

Nel murales che adorna la sua casa in via casale ventitré, lei è ancora lì, su quella sdraio lorda e usurata.

Memorandum

A seguito di cinque giorni, ad oltre ottocento km di distanza dal mio domicilio, trascorsi in un posto in cui si suol appiccar dolosi incendi a centrali di telecomunicazioni, si dichiara conseguito il titolo di "macheccazzomenefregaamme" a me me stessa medesima.

Si dichiarano appresi i seguenti fatti:
1. si sopravvive senza internet e sotto alcuni aspetti si sta pure meglio;
2. Cortàzar è bello e caro ma se sei distratta non è roba che ti puoi mettere a leggere;
3. grazie a "Il vecchio e il mare" ora ho due coglioni giganti ma in teoria so tutto di come si pesca nell'oceano;
4. Ammaniti è l'uomo della mia vita, ma solo platonicamente in quanto sufficientemente brutto da risultare anti-sesso (dopo aver letto anche "Io non ho paura", spenderò il mio ultimo stipendio per assicurargli una splendida pensione).

Libri letti: 3.
Progetti immediati: sognare di poter scrivere come Niccolò; 15 giorni in tour a scrocco.
Progetti futuri: 15 giorni in solitaria in terra ostile; vaglio di tesi all'estero.

Tenetemi compagnia. Settembre sta arrivando. Ed io ho paura, mi spiace caro Ammaniti.

domenica, luglio 06, 2014

La migliore offerta

"Vivere con una donna è come partecipare ad un'asta. Non sai mai se la tua è l'offerta migliore."
Virgil's Assistant
dal film "La Migliore Offerta" di Giuseppe Tornatore
da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/film/l/la-migliore-offerta-(2013)/citazione-174710>

venerdì, luglio 04, 2014

Happiness only real when shared

Imparare a stare da soli è la cosa più difficile che si possa fare e probabilmente non serve nemmeno a niente. Credo che sia un po' come tutte le cose della vita, ossia un compromesso.
Bisognerebbe imparare a stare da soli pur stando con gli altri, un misto fra l'essere indipendente, mantenere i propri interessi e soddisfare i propri bisogni, continuando a vivere la bellezza del condividere le cose.
Amarsi e curarsi per piacere di più, a sé stessi in primis, pur continuando ad amare più di ogni altra cosa al mondo colui che ci dorme accanto.

"Happiness only real when shared"



Da soli è quasi inutile avere del tempo libero se non si ha accanto qualcuno cui dedicarlo. Ti ammazzi di lavoro, di studio, e quando hai un attimo libero, magari un intero pomeriggio di stasi fra una fatica e la successiva, non sai davvero cosa farci.
Puoi vedere un film, ma i film piacevano un sacco a lui e non poterli vedere con la testa poggiata sul suo petto ma china su un freddo cuscino, ti fa abbastanza deprimere come idea.
Allora leggi un libro, ascolta della musica, e lì scoppi a piangere pensando che siete entrambi appassionati di queste due cose, che potevate parlare ore insultandovi sulla musica indie-gay ascoltata da lui e su quella indie-pop ascoltata da te. Un giorno in una libreria vi siete addirittura trovati a comprare lo stesso libro, senza esservi nemmeno confrontati. Se questa non è sintonia! Peccato che ce n'era una copia sola.

Progetti una casa e un cane (perché i bambini ti fanno decisamente schifo), per poter arrivare alla fine di questo estenuante percorso e poter finalmente tornare a casa tua la sera e trovare il tuo uomo che ti corre incontro con il più vivo dei sorrisi e con in mano un disegno tenerissimo di due omini stilizzati che cenano.
Guardi dietro di lui e trovi la tavola apparecchiata e il cibo in tavola e ti rendi conto che l'unica cosa che vuoi fare è amarlo come mai sei riuscita a fare, perché se lo merita.

Eppure passi le giornate a collezionare trionfi all'università e a renderti conto di quanto triste e vuota sia la tua vita. Passi il tuo tempo a pensare a come sarebbe andata se, a cosa sarebbe successo se, a cosa avresti potuto fare di diverso, a cosa avrebbe potuto fare lui di diverso, se solo, se invece, eppure, però, niente.

La casa la progetti lo stesso, ma il prossimo luglio non ci sarà nessuno ad accoglierti quando tornerai stanca dal lavoro.

Sei sola, accettalo.

giovedì, luglio 03, 2014

Chiudiamo la finestra



Sprechiamo la maggior parte del nostro tempo a rincorrere persone che non meritano un decimo di quel che diamo. Sperperiamo energie, soldi, lacrime, progetti dietro la cosa più sbagliata su cui si possa investire.

E' come se le persone giuste, quelle leali e sincere, quelle che ci vogliono bene da morire, non meritassero niente di quello che siamo in grado di offrire, altrimenti sarebbe tutto troppo bello e pienamente corrisposto e non avremmo nulla di cui lamentarci. Preferiamo inseguire per anni, decenni, il nostro vacuo ideale di felicità, senza davvero sapere cos'è e dove possiamo trovarlo.

Eppure tutti vogliono essere felici, persino coloro che passano tutto il tempo a piangersi addosso e a frignare con l'amico che cercano solo quando sono soli e gli fa comodo la presenza di un'altra persona. Ma lamentarsi, autocompatirsi e farsi compatire è così stimolante!

Vogliono essere felici anche coloro che hanno davvero fame d'amore, che ne hanno bisogno più degli altri per colmare quanto di più caro è venuto a mancare. Eppure anch'essi continuano a fare soltanto l'unica cosa che meglio gli riesce.

Anche io voglio essere felice ma sono così idiota che mi ostino ad aspettare alla finestra, quando non c'è palesemente niente da aspettare. Mo' la chiudo va', ché fuori fa freddo.