giovedì, dicembre 29, 2011

Tanto prurito per nulla

E' inevitabile pensarci. E' inutile che ti distragga.
Lo hai avvertito, il prurito? Quell'enorme fastidio che giace ora sulla tua pelle?

Lo senti, sì, sì che lo senti, è lì, sul braccio. Proprio lì, nella giuntura del tuo braccio sinistro.
Muovi il capo verso destra, poi ti gratti il naso, la guancia e infine la testa. Convulsamente. Ponici attenzione: un, due, tre!
Ed ora? Non ti rendi conto che stai alzando il braccio, quello destro, e apri la mano e ti gratti l'orecchio? Povero orecchio, vittima di cotanta ingiustificata violenza a causa di un prudore - non comune - giacente sul braccio. Sul braccio, capisci? Stai agendo altrove: molla l'orecchio, diamine!

Ti sei distratto, o forse speravi di esserti distratto. Non hai scampo da cose più banali, figurati da un truce attacco improvviso come questo!

Realizzi che ti prude, ancora, sempre di più, quel fottuto braccio. Prude. Prude. Prude. Prude tantissimo, cazzo!
Allora apri la mano destra, rivolgendo il palmo verso il polso del lato sbagliato. E qual è il lato sbagliato?
Lo poggi. Sei lento. Tocchi tutto l'arto superiore, sinistro, dal polso alla spalla. Sei lento, ricordatelo. Muoviti piano. Sali lentamente. Ti piace tantissimo, quello che stai facendo: ti dona una bella sensazione, come premere su un bernoccolo appena procurato. Sei quasi a metà, ora, sei vicino. Ci sei sopra. E' come collocare il getto della doccia calda, o peggio, bollente, proprio lì, dove prude tantissimo. Per farti del male. E generare sollievo, nel dolore. Infondo, non ti stai mica grattando.
Ora stai risalendo, lungo il braccio in direzione della spalla. Aumenti la pressione e s'inalbera lo stimolo, al punto da indurti a desiderare di tornare indietro. Però sali, perché sei forte, fino alla meta, più velocemente. Il peggio è passato.

Tutto questo casino perché hai deciso che non vuoi grattarti quella cazzo di giuntura. Mah.

E' questione di bisogni

Tutti vogliamo le stesse cose, dalla vita: ci sono cose necessarie e cose opzionali, esse variano da persona a persona.
E' la scala di priorità che ci differenzia.

La mia scala di priorità? Semplice e convulsa.
Il sesso. Mi piace il sesso. Terribilmente. E' una droga. Ne sono fortemente malata. E sono una persona annoiata: ho bisogno di stimoli, di lotta, di ricerca, perenne e continua. Voglio giocare. Sempre e comunque, a letto e fuori, con i ruoli o con i personaggi.
C'è solo un'altra cosa di cui io ho bisogno, oltre l'aria, l'acqua e la terra, ed è il fuoco: devo sentirmi sempre viva ed accesa, e innamorata, come il primo giorno, ansiosa, sensuale e sicura.

"Non possiamo mica scopare tutta la giornata" (cit. Bukowski)
Oh si. Io l'ho fatto 17 volte, in 24h.
Fantastico! Sublime. Sì, sì.
Beh, succede, quando vuoi una persona e riesci ad ottenerla dopo 3 anni... E finalmente è lì, nel tuo letto. Stringi il suo viso fra le mani e realizzi che è reale.
E qui ci riallacciamo alla mia fobia: prima di morire devo averlo il maggior numero di volte possibile, prima che lui ci ripensi.
Ma sono stata brava, e lui non se n'è mai andato.

L'amore è come il sesso: è un bisogno mentale. L'amore è una droga.
Se non fosse così, perché andremmo in giro a mendicare quattro soldi per poterne godere di un briciolo?

L'amore, il sesso, la lettura, il dialogo, tutto in questo mondo, per noi è un bisogno. E della libertà dell'individuo, che ne rimane?
Sei libero di staccarti da un bisogno.
Sei libero di scegliere un bisogno.
Sei libero di preferire un bisogno, anziché un altro.
Sei libero. Ma hai bisogno di votarti ad un bisogno.
Considera che non volere nessun bisogno, è un bisogno di distacco.

Forse non si basa tutto sui bisogni. C'è chi crede, molto probabilmente a ragione, che l'arte, o qualunque cosa possa trascendere il tempo, abbia origine al di fuori dai meccanismi delle pompe sodio-potassio - vedi me.

Io ho talmente paura di vivere che non oso pensare all'anima, alla concezione della morte e all'aldilà - ché mentre sto scrivendo mi si sta chiudendo il cuore, a pugno, e stringe, e sudo freddo e ho paura; e l'aria, ahimé scarseggia, in troppe situazioni.

Mi accontento di voler essere una pompa sodio-potassio, che deve colmare le sue mille lacune nell'unica cosa che, forse, le riesce sul serio bene.

mercoledì, dicembre 28, 2011

Pensiero n.0

Amore è vegliare su chi cerca se stesso, da solo.

E se poi te ne penti?

Ho creato un blog.
Realizzo. Sì, ho proprio creato un blog.
Cerco un fazzoletto per soffiarmi il naso, sapete è inverno, ho il raffreddore.
Via, continuiamo a scrivere quello che avevo pensato prima. Toh, Serena mi sta contattando:
- Che stronzata hai fatto?
- Ho creato un blog.
- L'ennesimo?!
- Già, l'ennesimo.
- Suvvia, mica è una stronzata: appena ti stufi o ti svegli di cattivo umore, lo cancelli.

martedì, dicembre 27, 2011

Annuncio ritardo

A.A.A. cercasi causa e risoluzione della mia insicurezza.

Contattare ore...
- Oh, a che ora...
- E' la fine del mondo?
- No, mica ora!

I titoli sono inutili

Mi chiedo cosa vogliono dirci, i tuoi occhi. Me lo chiedo ogni fottuto giorno che passo a guardarti; ogni volta che vorresti ridere, e non lo fai, e ti trattieni. Me lo chiedo persino quando tutti piangono e tu, impassibile, non batti ciglio.
Pensa che, addirittura, sto scrivendo dei racconti, su di te: sulla stessa persona che non leggerà mai queste righe.
Ma la colpa, in fondo, è sempre e solo mia: per tutte le volte che ti ho invitato al mare, a mangiare un gelato, a giocare a carte; per tutte le volte che ho provato ad avvicinarmi a te, così bella, eppure, così triste.
La tua tristezza è inconcepibile, inespugnabile, inarrivabile, indescrivibile: sei talmente triste che hai solo un velo, che occulta i tuoi occhi. Uno stupido, piccolo, labile velo. Mai una lacrima. Mai un gesto di sconforto. Solo un velo, un velo perenne. Che razza di tristezza, infinita, oserei dire!
Sei la mia sfida. Cazzo, e arrenditi!

Banalità

Eccoci qui, io e te.
Sei il primo, il primo di una lunga serie di primi: sei una pasta e piselli che ho già mangiato.
Sei la prima cosa che mi viene in mente quando non voglio pensare a nulla.
Sei la mia prima volta. Sei tutte le prime volte che ho avuto, che ho e che avrò.
Sei uno stimolo nocivo, eppure così primordialmente necessario.
Sei la prima carezza donata ad un cane. Anzi, sei la sua leccata, ricevuta in piena faccia!
Sei quello che sei, e che io non sarò mai.
Sei tornato, ora, sei il primo ora, per ora almeno!
Sei consapevole che non vivrai, che non vivremo, insieme, a lungo.
Non lo sarai per molto, il primo, intendo: forse non lo sei mai stato.
Dimostrami che sbaglio, che sei diverso, lotta per ciò in cui credi: lotta per me.
Lotta, lotta, lotta e sospira, stremato.