sabato, marzo 10, 2012

Il sorriso di Andrea

Andrea si avvicinò all'uomo seduto sulla panchina: gli corse incontro e si fermò davanti a lui che, con i gomiti poggiati sulle ginocchia, era chino su un libro.

Era un uomo spento, spossato, terribilmente stanco. Le rigonfie borse sotto gli occhi lasciavano libera interpretazione alla sua nottata passata. Probabilmente aveva pianto un sacco, pover'uomo: lo sguardo perso, sulla pagina, inseguendo immobile una parola che non trovò mai.

Andrea lo toccò senza fargli male, con la punta dell'indice, scuotendogli leggermente la testa.

L'uomo trasalì e sgranò gli occhi, disarmato nel vedersi estirpato da quella pagina, e gli balenò per un solo eterno attimo la sua più grande speranza, sgretolata: non avrebbe mai trovato quella stupida parola.

Deglutì, chiuse gli occhi, provò a rilassarsi, li riaprì ed alzò il capo: un'insolente bambinetta era ciò che gli si mostrava davanti.

Una maleducata creatura, di non più di 8 anni, l'aveva scosso dal suo torpore. Insolente. Maleducata.

Impassibile la guardò, a labbra serrate e con sguardo assente, mentre lei sfoggiava uno dei più candidi e gioviali sorrisi.

- Desidera? - le disse.

- Ciao, io sono Andrea. Tu chi sei?

Stordito dall'insensata ed ingenua domanda, spaesato per questo assurdo evento, guardò la bambina che sembrava scrutarlo, osservarlo, studiarlo. La sua espressione guadagnò tonalità di severità e rimprovero, che corredavano l'imperscrutabilità di quell'uomo rude.

- Mi chiamo Peter. E tu mi hai disturbato. Hai interrotto la mia lettura. Hai qualcosa di importante da dirmi o posso ritornare al mio libro?

- Avevi lo sguardo fisso, non si legge così! Se vuoi ti insegno come si fa! - e sfoderò un abbagliante sorriso - La mia mamma mi fa leggere sempre tante pagine!

"Lei, insegnarmi qualcosa? Una stupida supponente bambina di non più di 8 anni, insegnarmi qualcosa?!", pensò, ed iniziò a sudare freddo, dalla rabbia.

- E come ti ha insegnato a leggere, la tua mamma? A voce alta, affinché tu scandisca bene le parole? O nella tua mente, cosicché tu possa andare oltre il semplice scritto e ritrovarti immersa nel mondo descritto?

- La mia mamma mi ha insegnato a leggere, non mi ha detto in che modo farlo... Mi ha solo detto di applicarmi, di impegnami, di desiderare di imparare. Non pensavo nemmeno esistessero tutti questi modi per poterlo fare, signore! Vuole insegnarmene qualcuno?

L'uomo la guardò, scettico. "Ma da dove è saltata fuori e da me, che cosa vuole?".

- Dove sono i tuoi genitori, piccola?

- Sono morti, signore. Ed io corro per il parco tutto il giorno, scuotendo le persone assopite.

S'inquietò moltissimo per la risposta e una coltre di ricordi lo sommerse.
Si divincolò, al solito, senza riuscire a tirar fuori la testa: quando gli succedeva di essere sommerso dal peso del suo essere, l'unica cosa che faceva era aspettare - la coltre sarebbe andata via da sola.

Qualche secondo dopo, attanagliato dal peso della memoria, con l'angoscia che saliva sempre di più, impiantandosi nell'intestino come un verme che entra nell'organismo dall'ombelico ed inizia a distruggere le funzioni vitali di tutte le cellule, ricordò le parole della stolta: "mi ha solo detto di applicarmi, di impegnami, di desiderare di imparare."

Chiuse gli occhi: iniziò a pensare all'austera severità della madre, che tante cose gli aveva insegnato, e alla pazienza inenarrabile del padre, rimasta al suo fianco fino all'ultimo, fino ad allora, importante giorno della sua vita.
Sorrise, e una lacrima gli percorse il viso.

Aprì gli occhi e vide il sole. La nube era sparita e davanti a sé aveva ancora quella bambina che lo guardava, sempre maledettamente sorridente.
Insolente. Supponente. Maleducata.

Si accorse, suo malgrado, che le stava ricambiando il sorriso. Trasalì.

- ANDREAAA! Torna subito qui, maledetta!!! - gridò a piena voce un uomo, in lontananza, che si dirigeva verso di loro agitando le braccia e correndo come un disperato.

- Devo andare, signore. La gente si diverte ad inseguirmi mentre corro per il parco tutto il giorno, scuotendo le persone assopite.

Andrea socchiuse gli occhi, si voltò e corse via.

1 commento:

  1. C'è anche questa, tra le immagini che vorrei preservare per sempre dall'oblio, ed è un finale alternativo per la tua storia.

    Peter si sbarazza del libro, scagliandolo nell'erba e bofonchiando, con voce roca e un po' impastata, qualcosa di simile a "sono solo parole". Poi si abbassa all'altezza di Andrea, appoggiando il ginocchio sinistro e il piede destro al suolo. Sfodera un sorriso carico di sfrontatezza e tende lentamente la mano, con il palmo rivolto verso l'alto, alla bambina, che resta lì attonita a fissarlo, finché non dirompe in un fragoroso "sei un cretino, Peter!" e le gote le si arrossano, ogni brivido la percorre, in un baleno si è fuori dal tempo.

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