venerdì, gennaio 04, 2013

L'amico delle donne (pt. 1)

Cena per due

Monica mi annebbia la vista, perdo il senno totalmente ogni volta che la penso: la foga nel parlarvi di ha lei mi ha fatto dimenticare le buone maniere.
Non mi sono mai presentato, ecco, e me ne rammarico molto: sono Italo e sono un professore di matematica, sebbene questo lo sappiate già.
Monica è la stella più luminosa del firmamento: è normale dimenticarsi di se stessi quando si ha a che fare con quella sublime creatura, eppure oggi non sono qui per parlare di lei.

Le donne che, in questo momento, mi stanno prestando la loro attenzione, avranno già colto la sottile, maliziosa intenzione celata, che agli uomini sarà sicuramente sfuggita nel leggere la mia presentazione: se non avessi sentito il bisogno di parlarvi di me, non vi avrei mai detto il mio nome.
Ebbene sì, era una bugia di tornaconto quella delle buone maniere, della dimenticanza; non lo era però come Monica mi riduce, come le donne in generale, mi riducono.

Sapete una cosa? Margot, la maitresse della casa di tolleranza dove Monica offre i suoi servigi, è la mia unica amica e mi ha soprannominato "l'amico delle donne".
Capite? Che beffa. Credo faccia un insolito effetto leggere "è la mia unica amica" e sapere che il soprannome affibiatomi è "l'amico delle donne", vero?
Beh, come biasimarvi: pare che l'incoerenza guidi l'uomo in ogni sua azione.

Ho iniziato a raccontare a Margot tutta la mia vita sugli splendidi, comodi divani in pelle nera della sua casa, la prima volta che andai a scegliere una ragazza.
Mi mostrò un catalogo dove aveva raccolto un fascicoletto su ognuna di loro: foto, segni particolari, specialità e molto altro.
Quella sera scelsi Elisa: una fan del sadomaso; così, per provare e partire in quarta.
Dopo la scelta, Margot non aveva altri clienti da servire e così mi trattenni a chiacchierare.

L'infelice domanda che mi fece, "come mai ha deciso di ricorrere all'amore vacuo, sir?", riportò in me alla mente troppi ricordi, molti dei quali avrei preferito restassero dov'erano.
Vi risparmio tediosi racconti della mia vita da inetto per centrare il fulcro della questione: l'origine del soprannome. Vi racconterò dunque di Irene e Marlene.

Nessun commento:

Posta un commento